Lupi, l'assessore Pan: "Il Governo si prenda le sue responsabilità"
"La Regione fa la sua parte tutelando gli allevatori con ogni mezzo"
“Chi deve assumersi la responsabilità della mancata gestione del lupo è il Governo, non la Regione”. E’ secca la replica dell’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia, Giuseppe Pan, alle osservazioni mosse dagli esponenti del Pd bellunese sulle predazioni in Alpago e sulla ‘mancata gestione del fenomeno’.
Emergenza lupi, le parole dell'assessore Pan
“Stupisce e rammarica, ancora una volta, la disinformazione ad opera di chi ha ricoperto e ricopre anche importanti incarichi governativi e istituzionali - prosegue l’assessore – e sembra dimenticare che il lupo è specie protetta dalle leggi nazionali ed europee e che da anni le Regioni, e in particolare quelle dell’arco alpino, attendono che il Governo approvi il Piano nazionale di gestione del lupo. Un piano, che nonostante il lavoro di monitoraggio, sperimentazione e proposta svolto dalle Regioni, il ministro per l’Ambiente Sergio Costa continua a tenere nel cassetto”.
Indennizzi aumentati di 10 volte
“La Regione Veneto, per parte propria – ricorda Pan- ha aumentato di dieci volte i fondi per gli indennizzi dal 2016 ad oggi, ha velocizzato le pratiche di rimborso riducendo i tempi a meno di 120 giorni e ha investito oltre un milione di euro, attingendo anche ai fondi europei, per aiutare malghe e aziende a dotarsi di tutti i possibili dispositivi di prevenzione. Ha inoltre coinvolto tutti gli enti e i soggetti in causa per coordinare al meglio gli interventi, chiedendo il supporto anche del mondo universitario. Ma non può andare oltre le proprie competenze”.
“Viceversa, il governo si è fatto latitante – prosegue Pan – Il ministro Costa ha sinora evitato persino di rispondere alle molteplici lettere e richieste di incontro che gli ho inviato. Se, quindi, gli esponenti del Pd bellunese hanno conservato qualche contatto diretto con i loro esponenti di governo, ricordino a chi sta nella stanza dei bottoni le preoccupazioni degli allevatori, i rischi di spopolamento della montagna e l’imbarazzante silenzio dello Stato su un problema che, se non gestito, anno dopo anno causerà danni sempre più onerosi e ferite sempre più profonde alla già fragile economia delle ‘terre alte’”.