Bimbo morto per overdose: l'agghiacciante ipotesi dell'hashish nella pappa come calmante
Nei capelli di Nicolò sono state trovate anche tracce di eroina e cocaina.
Nel sangue del piccolo sono state trovate tracce di droga. La mamma si è rifiutata di sottoporsi al test tossicologico, il padre si è presentato con i capelli rasati a zero...
Bimbo morto per overdose: l'agghiacciante ipotesi
Inizialmente il padre aveva raccontato una versione. Per gli inquirenti, però, quella ricostruzione non era stata ritenuta convincente. E avevano voluto approfondire la questione, arrivando fino a casa di quell'uomo, per comprendere le vere ragioni della morte del piccolo Nicolò Feltrin, apparentemente deceduto per un avvelenamento. Nell'appartamento dei genitori era spuntata fuori della droga.
E l'ipotesi che aveva preso piede era quella che il bimbo avesse ingerito, anche per una tragica fatalità, dello stupefacente. Ora, però il quadro che si sta delineando è ancora più grave: sembra, infatti, dalle indagini condotte dagli inquirenti, che i genitori del piccolo Nicolò avessero messo dell'hashish nel cibo per farlo addormentare.
Hashish nella pappa come calmante
Droga usata come calmante per un bimbo di due anni, insomma. Uno scenario, che però deve essere approfondito e confermato, sul quale si sta indagando anche alla luce delle rilevanze emerse dopo le analisi condotte dalla tossicologa incaricata e dal medico legale: nell'intestino e nei capelli di Nicolò sono state trovate anche tracce di eroina e cocaina. Ma c'è di più... Anche ai genitori è stato chiesto di sottoporsi a un test tossicologico. Però la madre si è rifiutata e il padre si è presentato con i capelli rasati a zero. Elementi, questi, purtroppo, che non fanno che aumentare i sospetti sul loro conto.
Ricordiamo, brevemente la tragedia che si è consumata il 28 luglio. Il papà Diego aveva raccontato di aver portato il figlio al parchetto sotto casa per farlo giocare. E una volta lì il piccolo, sempre secondo quanto riferito dal padre, si era chinato per raccogliere qualcosa. Un pezzo di terriccio, sembrava, che poi era finito nella bocca del bambino. Ma le risultanze dell'esame tossicologico e la visione delle telecamere di sorveglianza della zona aprono uno scenario completamente diverso. Per gli inquirenti, infatti, i due, quel giorno non erano nemmeno in quel parchetto.