Montagne "illuminate" per l’autonomia: "Belluno non è una terra di serie B"
Saranno accesi sicuramente i tradizionali fuochi di Belluno, sulle rive del Piave a Lambioi, e di Feltre, a San Vittore. Ma non solo...
Tornano sabato 22 ottobre per l’undicesimo anno consecutivo i Fuochi per l’autonomia organizzati dal movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti (Bard).
Montagne illuminate per l’autonomia: "Belluno non è una terra di serie B"
L’iniziativa quest’anno vedrà meno fuochi rispetto alle scorse edizioni ma più intensi, accompagnati da cartelli e striscioni: una scelta di responsabilità verso la montagna, legata alla prolungata siccità di questo periodo e alla volontà di limitare la produzione di polveri sottili inquinanti. Saranno accesi sicuramente i tradizionali fuochi di Belluno, sulle rive del Piave a Lambioi, e di Feltre, a San Vittore; al di fuori dei falò organizzati, chiunque potrà accendere il proprio fuoco, anche condividendo la foto sulla pagina Facebook del movimento.
"Torniamo anche quest’anno a illuminare le nostre montagne e le nostre valli – spiega il presidente BARD, Andrea Bona – perché la battaglia autonomista bellunese non va dimenticata. Sappiamo che in questo periodo le priorità della politica sono altre, dal conflitto in Ucraina al caro-bollette, ma il tema deve restare sempre sotto i riflettori, altrimenti è destinato a scomparire dal dibattito, come già qualcuno sta cercando di fare".
Sono trascorsi cinque anni dal referendum per l’autonomia del Veneto e della Provincia di Belluno.
"Cinque anni nel corso dei quali non si è mosso nulla nel percorso autonomista – continua De Bona - nel frattempo siamo passati dall’avere cinque parlamentari e due ministri bellunesi in Parlamento a un solo rappresentante delle nostre terre. Confidiamo che il nascente Governo porti all’abrogazione della Legge Delrio e che si torni finalmente all’elettività della Provincia e del Consiglio Provinciale, restituendo così democrazia ai territori e rappresentatività ai cittadini. Da parte nostra, continueremo il nostro pressing a Venezia, a Roma e a Bruxelles affinché la montagna bellunese non sia più considerata una terra di serie B".