Case per lavoratori e nomadi digitali: parte il progetto di Palazzo Rosso
Il sindaco: “A Belluno la qualità della vita è davvero alta e c’è molto lavoro”
Il lavoro, a Belluno, non manca. L’aria è pulita e la qualità della vita è sicuramente superiore alla media italiana delle altre province. Eppure è difficile trovare casa.
Case per lavoratori e nomadi digitali: parte il progetto di Palazzo Rosso
Così la giunta De Pellegrin ha attivato il progetto residenzialità che nasce con l’obiettivo di favorire l’arrivo di nuovi residenti da fuori provincia, sostenere la ricerca di personale da parte delle aziende, rendere più attrattiva Belluno. Questa mattina – martedì 25 ottobre - nella sala Giunta di Palazzo Rosso il sindaco, l’assessore alle pari opportunità e ai fondi nazionali ed europei Simonetta Buttignon e il consigliere di maggioranza Paolo De Biasio hanno incontrato i rappresentanti di alcune associazioni di categoria: Paolo Doglioni presidente di Confcommercio Belluno, Michele Vigne presidente veneto di Confedilizia, l’avvocato Giovanna Losso e il geometra Paolo Vaccari entrambi vice presidenti di Confedilizia Belluno.
“E’ stato presentato il progetto e abbiamo trovato piena adesione e appoggio – spiega il sindaco -, è importante perché commercianti e proprietari di case sono i primi soggetti coinvolti. Ci rivolgeremo a tutti coloro che vogliono venire a vivere a Belluno e a lavorare in zone limitrofe, con attenzione anche alla categoria dei nomadi digitali e dei freelance, partendo da due presupposti fondamentali: a Belluno la qualità della vita è davvero alta e c’è lavoro, c’è molto lavoro. Di fatto abbiamo tutti i requisiti richiesti dal profilo del lavoratore odierno, occorre organizzarci, strutturarci, farci conoscere e far incontrare domanda e offerta: ecco quello che si propone questo progetto. La residenzialità, del centro storico e non solo, è uno dei macro obiettivi di questa amministrazione”.
Si prende spunto anche da quanto sta sperimentando Venezia con il portale venywhere.it, nato dalla collaborazione tra Fondazione Venezia e Università Ca’ Foscari. In particolare, si stanno muovendo i primi passi a Belluno attraverso incontri finalizzati a cercare appoggio e collaborazione di associazioni e istituzioni.
“L’iniziativa è enorme, la stiamo strutturando in queste settimane e la presenteremo nel dettaglio non appena avremo aggiunto qualche tassello – spiega Buttignon -. Abbiamo già incontrato i professori di Ca’ Foscari referenti del progetto, il direttore dell’ABM – Associazione Bellunesi nel Mondo e oggi i rappresentanti di alcune associazioni di categoria. Si tratta di un lavoro di rete, ora stiamo tessendo la rete”.
Lo spunto iniziale è stato quindi il progetto di Venezia ma rivisitato in salsa bellunese.
“L’obiettivo - spiega il consigliere De Biasio che si sta occupando della stesura preliminare - è attrarre persone perché vengano a vivere qui e a lavorare nelle nostre aziende, o come nomadi digitali o freelance. Uno studio ci dice in particolare che un nomade digitale cerca luoghi fuori dai grandi centri urbani, borghi e territori marginali dove la qualità della vita è ancora alta. Il 42% di queste persone è disposto a spostare per un periodo compreso tra 1 e 3 mesi, il 25% fino a 6 mesi e il 20% per spazi di tempo ancora maggiori. Lo scopo è intercettare questo target qui e fargli scoprire il nostro territorio; di conseguenza saranno favoriti la ricerca di case dove vivere e, per chi cerca lavoro, il contatto con le aziende”.