Smartphone ai figli negato dai genitori: il progetto che unisce le famiglie è arrivato nel Bellunese
L'idea, nata in Friuli, è stata già condivisa in Veneto, a Ponte nelle Alpi e ora approda anche nel capoluogo bellunese
“Fosse per me, mio figlio non avrebbe già il cellulare. Ma come si fa? Tutti i suoi compagni ce l’hanno e lui resta escluso”. Questa è una delle frasi ricorrenti dei genitori che si sentono, in qualche modo, “costretti” a dotare il proprio piccolo di smartphone nonostante sappiano che – soprattutto sotto una certa età – non si tratti di un’abitudine sana e sicura. E risulta difficile condannarli, perché non si può nemmeno ignorare l’altro rischio: l’isolamento sociale, nel momento in cui tutti gli altri bimbi possiedono un dispositivo.
Da qui, come racconta il nostro portale nazionale News Prima, l’idea di “fare squadra” fra genitori; se nessun bimbo ha il cellulare in classe, nessuno si sentirà escluso e tutti potranno evitare di essere esposti a danni e pericoli che ne derivano. Il progetto, che ha messo in rete cinquanta famiglie, è nato in Friuli, poi condiviso in Veneto: a Ponte nelle Alpi, e ora sta arrivando anche a Belluno.
Genitori uniti nel "No allo smartphone" così nessun bimbo resta escluso
L’obiettivo è quello di non dare ai ragazzini il cellulare almeno nei primi anni di scuole medie. E nel fare questa scelta, però, cercare di evitare ai propri figli l’esclusione dal gruppo dei loro coetanei. L’associazione “Famiglie in connessione” ha stabilito un patto, in cinque punti, che 50 genitori hanno firmato: promuovere l’educazione digitale, far accedere ai propri figli solo a contenuti adatti alla loro età, consegnare uno smartphone non prima della seconda media, utilizzare i dispositivi elettronici in modo condiviso fino a 14 anni e infine stabilire e condividere regole di impiego, ad esempio non dopo cena e non a letto la sera.
Il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini spiega:
“Social e smartphone, se usati male, comportano un rischio molto elevato per i ragazzi di quell’età, l’iniziativa di questi genitori ci è sembrata molto utile sia in ambito scolastico che come condivisione con altre famiglie. Nessuno dice che non si possano usare gli smartphone, ma un uso intensivo veicola messaggi sbagliati: a quell’età è bene che si concentrino su altro, come lo sport”.
Alex Fagro, uno dei genitori dell’associazione, ha sottolineato al Corriere della Sera:
“Chiariamo una cosa: il digitale fa parte della comunità e non vogliamo negare questo. Ma ci sono diversi modi di usarlo e molto spesso i genitori che vorrebbero limitarne l’uso ai figli difficilmente ce la fanno da soli, di fronte ad un mondo che va in un’altra direzione. Abbiamo quindi deciso di attivare una rete di famiglie che condividono l’idea dell’introduzione graduale delle tecnologie ai ragazzi. Negare il telefonino di per sé è un problema, ma se i nostri figli si sentono meno soli diventa meno difficile anche per loro”.
L’idea è nata due anni fa a Gemona del Friuli ed è arrivata in Veneto: a gennaio la firma ufficiale di adesione e poi i primi incontri. Nei colloqui si parla ad esempio di “parental control” (le app che permettono di scaricare nel cellulare del genitore, quello di controllo, tutti i messaggi e le chiamate) e di come usarlo, ma anche di come affrontare il “no” con i propri figli. Sostegno all’iniziativa di Ponte nelle Alpi è arrivato dal Comune e dall’istituto comprensivo, dove è partito il progetto di un “patentino per lo smartphone”.
Da mercoledì 19 aprile 2023, l’esperienza arriverà a Belluno, nell’ambito dell’evento Scuole in Rete (al teatro comunale alle 20.30). Appuntamento aperto a tutti, con la condivisione di esperienze e proposte.
“A Belluno l’interesse c’è - dice Fagro - conosciamo diversi genitori pronti a firmare. Vogliamo allargare la platea con laboratori digitali e momenti di formazione per adulti e ragazzi. Perché più saremo, meglio funzionerà il progetto”
L'allarme dei pediatri
L'iniziativa muove dall'allarme dei pediatri. Recenti ricerche dimostrano, infatti, che un bambino su quattro giunge all'età scolare con deficit motori, cognitivi, linguistici e socio-emotivi, a causa di un utilizzo precoce e scorretto delle tecnologie digitali. Molti ragazzi non ne comprendono i rischi anche legali e sono esposti a pratiche come il cyberbullismo o forme di emulazione o dipendenza ossessiva in cui non riescono più a staccarsi dal loro cellulare.