Allarme per l’ape Carnica: in Veneto si salva solo la provincia di Belluno
Stefano Dal Colle, presidente Apat Veneto: “Gli apicoltori delle province di Treviso e Vicenza, che intendono continuare a lavorare con la Carnica, si vedono costretti a rinunciare ai contributi europei”
Apicoltori veneti lanciano l’allarme per l’ape Carnica.
Allarme per l’ape Carnica: in Veneto si salva solo la provincia di Belluno
Sentinella dell’ambiente, produce miele in abbondanza, è nota per essere particolarmente docile, l’ape mellifera della sottospecie “Carnica” viene allevata in Veneto da tempo immemore, eppure oggi, a causa di una stortura burocratica, la sua presenza nel nostro territorio è minacciata. Per questo l’Apat del Veneto, che riunisce 1.350 apicoltori con 27.000 alveari, sta portando avanti la battaglia per la revisione delle disposizioni che stanno restringendo l’area di impiego dell’ape Carnica nel Nord Est. Ad oggi in Veneto su 70.000 alveari presenti 13.000 sono allevati a Carnica, di cui 3.600 solo in Provincia di Treviso.
Sabato mattina, all’apicoltura Marcon di Volpago del Montello (TV), l’incontro con il senatore bellunese Luca De Carlo, presidente della 9a commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, con il quale è in corso un fitto dialogo per condividere il problema e arrivare quanto prima a una rapida soluzione.
Al centro della questione: il decreto ministeriale (n.0614768 del novembre 2022) che indirizza le politiche agricole e gli interventi a favore dell’apicoltura. Con esso il Ministero dell’Agricoltura, dopo aver acquisito il parere favorevole del Tavolo Apistico Nazionale, ha rivisto i requisiti per l’ammissione ai contributi comunitari destinati all’acquisto delle api di razza “Carnica”, ridisegnando di fatto l’area geografica che può beneficiarne. Il Veneto è stato così tagliato in due con un notevole danno per il settore, sia nel campo dell’allevamento che del commercio di api e prodotti dell’alveare.
“Finora tutti gli apicoltori veneti potevano godere del sostegno per allevare l’ape “Carnica”, la più adatta al nostro contesto, per la produzione e la vendita del miele e delle altre produzioni dell’alveare, nonché per l’allevamento e la fornitura a livello imprenditoriale di fuchi, regine e operaie a quanti vogliono avviare un’attività. Ora non è più così - commenta Stefano Dal Colle, presidente Apat Veneto - gli apicoltori delle province di Treviso e Vicenza, che intendono continuare a lavorare con la Carnica, si vedono costretti a rinunciare ai contributi europei. Si salva solo la provincia di Belluno per il fatto di essere al confine con l’Austria, dove la Carnica viene allevata in purezza e quindi questa vicinanza consente “per estensione” anche il riconoscimento dei fondi a Belluno”.
Dal canto suo, il senatore Luca De Carlo, ha voluto rinnovare il suo impegno e la vicinanza agli apicoltori.
“C’è la massima attenzione e a livello ministeriale abbiamo già iniziato a sensibilizzare chi di dovere. Sono fiducioso che si possa arrivare presto alla risoluzione del problema, dato che non si tratta di un capriccio di noi veneti. Si fa fatica a comprendere come un’ape assolutamente locale non venga considerata tale solo perché si chiama “Carnica”. I fatti dimostrano che essa si è adattata bene nelle nostre zone, sia per produttività, sia per l’utilizzo da parte dell’uomo, anche nelle attività di fattoria didattica e formazione degli apicoltori, visto che è meno aggressiva di altre specie. Cercheremo di riportare al buon senso la norma”.
L’istanza degli apicoltori Apat è inoltre suggellata da alcuni dati storici: gli esperti del settore, così come i censimenti della Banca dati dell’Anagrafe Apistica Nazionale, dimostrano come la Carnica sia ormai “naturalizzata” in Veneto e che la sua presenza sia documentata dai tempi della dominazione austro-ungarica, in particolare nelle province di Treviso e Belluno, fino all’altopiano di Asiago nel Vicentino.