Famiglia travolta in Cadore, il video dell'Audi che sfreccia prima della tragedia: l'ipotesi dell'investimento volontario
Dopo lo scontro, la tedesca ha inveito contro i cadaveri a terra. Prima era stata protagonista di un litigio, era salita in macchina ed era partita sgommando
Si fa largo un'inquietante ipotesi riguardo a quanto accaduto giovedì 6 luglio 2023 a Santo Stefano di Cadore, provincia di Belluno (Veneto), dove un'intera famiglia, originaria di Venezia (di Favaro vicino a Mestre), è stata falciata da un'Audi nera guidata da una donna di nazionalità tedesca di 31 anni.
Sono morti un bimbo di 2 anni, il papà 48enne e la nonna 65enne. Salvi per miracolo la mamma e il nonno. Ora l'ultima teoria presa in considerazione dagli inquirenti è che la turista straniera possa addirittura aver fatto tutto apposta.
Tragedia in Cadore: l'ultima ipotesi
L'automobilista tedesca Angelika Hutter, residente a Deggendorf, in Baviera, è in arresto con l'accusa di omicidio stradale plurimo.
Marco Ponente, zio del bimbo morto investito, intervistato da una testata locale, ha fatto una dichiarazione shock:
"La tedesca dopo l'incidente ha inveito contro i cadaveri a terra".
Fonti ufficiali hanno comunicato che gli esiti alcolemici e tossicologici sulla turista tedesca hanno dato esito negativo. La donna, quindi, non aveva assunto sostanze stupefacenti e non era ubriaca.
Si cercherà di capire semmai, ora, se al momento dell'incidente stesse utilizzando il telefono. Ma forse c'è dell'altro. Forse nemmeno il telefonino, ovvero una distrazione, ha provocato l'incidente.
E se avesse fatto tutto apposta?
Disoccupata e senza fissa dimora (ha dichiarato di essere "in Italia per fare un giro"), un mese fa la girovaga, con la sua macchina a noleggio (da settimane ormai diventata la sua casa con tanto di cibo e coperte), era arrivata a Bolzano ed era stata denunciata per possesso di oggetti atti a offendere: un martello. In pratica era entrata in un centro commerciale per comprare un telefonino, ma si era messa a litigare con un commesso con tanta rabbia che i colleghi avevano chiamato la polizia, che poi aveva trovato il martello nel suo zaino dopo una perquisizione.
A quell'episodio ora sembra aggiungersene un altro: un testimone ha riferito agli inquirenti di aver visto la tedesca poco prima dell'incidente avere un acceso diverbio con una persona. Quindi la 31enne sarebbe salita in macchina e sarebbe ripartita sgommando.
Quando è arrivata in via Udine viaggiava ad alta velocità, non ha accennato minimamente a schiacciare il freno, non ha sbandato: è come se avesse proprio preso di mira la famigliola, centrandola deliberatamente.
Perché? Forse per sfogare un eccesso d'ira accumulata. Il diverbio qualche minuto prima di investire la famigliola sarebbe stata la molla scatenante, la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di tensioni, come nell'episodio al centro commerciale di Bolzano.
Insomma, forse un'inquietudine esistenziale tale da deformare la realtà e individuare in quella famigliola felice e tranquilla un obiettivo con cui prendersela.
Anche il fatto che, una volta scesa dall'auto, completamente fuori di sè, la tedesca si sia messa pure a urlare contro i corpi già esanimi di papà e nonna, potrebbe confermare questa tesi.
"Ha inveito contro i cadaveri a terra"
La strage si è consumata verso le 15,20 in via Udine, in direzione Sappada, nei pressi dell'istituto superiore Enrico Fermi.
L'Audi nera ha travolto il piccolo Mattia Antoniello, la mamma Elena Potente, il papà Marco Antoniello e i due nonni Mariagrazia Zuin e Lucio Potente.
Dopo l'impatto, i loro corpi sono volati e piombati a terra a circa 30 metri di distanza. A perdere la vita sono stati il bimbo di due anni, il papà di 48 e la nonna di 64. Vivi per miracolo la mamma e il nonno. Quest'ultimo, che ha assistito alla scena qualche passo indietro, è stato colto da un malore.
"Avrei preferito morire io. Hanno distrutto la mia famiglia" ha dichiarato in queste ore l'anziano.
La donna alla guida dell'Audi è stata arrestata in serata.
Dai primi rilievi sull'incidente - la corsa ripresa anche da una telecamera privata, l'assenza di frenata, il fatto che i cadaveri siano stati sbalzati per oltre 30 metri - gli inquirenti sono convinti che l'automobilista stesse viaggiando sull'arteria stradale ad alta velocità, sicuramente oltre i 70 km/h, forse addirittura sopra i 100.
Intervistato da Il Gazzettino, Marco Potente, figlio di Mariagrazia Zuin, cognato di Marco Antoniello e zio del piccolo Mattia, ha rilasciato alcuni dettagli particolarmente scioccanti avvenuti a seguito dell'incidente di Santo Stefano di Cadore:
"Siamo distrutti. Non ha senso morire in questo modo, falciati in vacanza da un'auto piombata alle spalle. Mio padre mi ha raccontato che la donna alla guida sembrava fuori di sé, non so dire perché sotto choc o sotto l'effetto di qualche sostanza - poi conclude - Dopo il terribile schianto è uscita dall'auto e ha inveito contro i corpi investiti".
Il nonno Lucio, nel frattempo, è stato dimesso dall'ospedale dove è stato ricoverato preventivamente a seguito dell'incidente.
La mamma Elena, invece, ha riportato ferite non gravi e viene tenuta in osservazione al Pronto soccorso di Pieve di Cadore (Belluno).
Sequestrato il cellulare della turista tedesca
La turista tedesca 31enne, il cui cellulare è stato sequestrato, quando i primi soccorritori l'hanno raggiunta tremava, sembrava assente. Anche lei è stata trasportata a Pieve in evidente stato di choc.
Nelle ultime ore sono giunti gli esiti degli esami tossicologici. Come raccontato da Prima Belluno, la 31enne tedesca è risultata negativa ad alcol e droghe. La donna, quindi, non aveva assunto sostanze stupefacenti e non era ubriaca.
Non era ubriaca o drogata, insomma, gli investigatori considerano al momento ancora valida anche l'ipotesi dell'uso improprio del cellulare da parte della donna. I carabinieri del Nucleo investigativo di Belluno accerteranno se la conducente stesse utilizzando l'apparecchio quando la vettura ha perso il controllo e ha invaso il marciapiede, dove stava passeggiando il gruppo familiare.
L'arresto è stato deciso comunque in base al quadro indiziario raccolto dopo l'incidente, ossia l'alta velocità del veicolo, le testimonianze e la violenza dell'urto.
Chi sono le vittime
Le vittime dell'incidente di Santo Stefano di Cadore sono la nonna Mariagrazia, il papà Marco e il figlio Mattia di una famiglia che vive a Favaro Veneto, Comune della provincia di Venezia. La cittadina veneziana, in queste ore, si è stretta in un simbolico abbraccio per tentare di lenire il dolore, anche con qualche gesto concreto.
Il presidente della Municipalità di Favaro Veneto, Marco Bellato, sentito l’Assessore all’Agricoltura Renato Boraso, d’intesa con il Sindaco Luigi Brugnaro, come segno di lutto della comunità di Favaro, ha comunicato l’annullamento della Festa della Trebbiatura di Ca’ Solaro programmata per domenica prossima.
"Ci stringiamo a fianco della famiglia per questa tragedia che ha colpito il nostro territorio - il commento di Bellato - ora è il momento del dolore. Una preghiera per queste tre vittime innocenti".
Una famiglia ben voluta, quella travolta e uccisa, e molto conosciuta nelle loro comunità.
Il nonno Lucio Potente, vivo per miracolo, come riporta il Corriere Veneto, ex portiere di calcio nel Favaro, nella Mestrina, nel Martellago, nel Chioggia e nel Rovigo ormai negli anni Ottanta, è di Ca’ Solaro.
La moglie Mariagrazia, impiegata amministrativa dell’Ulss 3 Serenissima aveva da poco tagliato il traguardo della pensione. Sempre nell'azienda sanitaria lavorano anche la figlia Elena e l’altro figlio, Marco. Il nonno Lucio, da qualche tempo allenava i giovani calciatori dello Jesolo calcio.