Dolomiti

60 interventi in 3 mesi, il bilancio del soccorso alpino della guardia di finanza

Il più complicato? Quello a Cortina d’Ampezzo, 3mila metri di altitudine, per il recupero di 4 escursionisti polacchi bloccati sul sentiero ferrato “Kaiserjager”

60 interventi in 3 mesi, il bilancio del soccorso alpino della guardia di finanza
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Dal mese di giugno scorso ad oggi sono stati effettuati 60 interventi di soccorso dei finanzieri specializzati delle stazioni di soccorso alpino della guardia di finanza (S.A.G.F.) di Auronzo di Cadore e Cortina d’Ampezzo, in stretto raccordo con il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Regione Veneto, il servizio 118 e alle altre forze dell’ordine, anche delle limitrofe provincie di Trento, Bolzano e Udine.

60 interventi in 3 mesi, il bilancio del soccorso alpino della guardia di finanza

Le attività per salvaguardare la vita umana in montagna e nelle aree non antropizzate si sono rivelate complesse e spesso rischiose per l’incolumità degli stessi militari soccorritori ma, all’esito, hanno consentito di trarre in salvo 70 persone, tra escursionisti e appassionati di sport. Alcuni di questi erano dispersi tra i boschi oppure immobilizzati per via di infortuni e traumi durante le escursioni.

Diversi gli interventi rischiosi e ad alta complessità tecnica, tra i quali si segnalano: quello effettuato dalla Stazione S.A.G.F. di Cortina d’Ampezzo, a quasi 3.000 metri di altitudine, in condizioni ambientali proibitive e con la presenza di neve, per trarre in salvo 4 escursionisti polacchi bloccati sul sentiero ferrato “Kaiserjager” nel gruppo montuoso del Lagazuoi; quello effettuato dalla Stazione S.A.G.F. di Auronzo di Cadore, in piena notta, per prestare soccorso a 2 escursionisti ungheresi trovatisi in difficoltà a circa 2.300 metri di altitudine, lungo la Ferrata Roghel nel Comune di Comelico Superiore.

Punto di forza, per la tempestività, l’efficacia e la riuscita delle operazioni di soccorso, è stata - in molti casi - la cooperazione tra i militari del S.A.G.F. e la componente aerea (sia del Corpo che di altri operatori del soccorso), in grado di operare anche in condizioni metereologiche avverse ed equipaggiati con sistemi di rilevamento dati e di recupero che consentono l’individuazione e il salvataggio delle persone in pericolo mediante la “calata” sulle aree più impervie del soccorritore direttamente dal velivolo - in volo stazionario - a mezzo di un verricello.

Una sinergia affinata attraverso i numerosi interventi operativi e con periodiche esercitazioni, non meno realistiche, tra le fiamme gialle bellunesi e i piloti del corpo in modo da affrontare scenari estremi con competenza professionale, coraggio e spirito di umana solidarietà a tutela - in primo luogo - della vita umana.

Nella quotidiana attività di “polizia di montagna”, le stazioni di soccorso alpino possono contare sulla moderna tecnologia di ricerca e soccorso come sistemi a pilotaggio remoto (droni) e di localizzazione dei telefoni cellulari dei dispersi ma anche sul fiuto di tre cani specializzati che, insieme ai propri conduttori, costituiscono una formidabile squadra per le attività di salvataggio in alta montagna.

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