l'allarme

Giustizia bellunese a rischio paralisi: in alcuni uffici manca l'80% del personale

"I tempi per avere giustizia rischiano di essere procrastinati anche di anni. È un problema che può e deve essere risolto nel più breve tempo possibile”

Giustizia bellunese a rischio paralisi: in alcuni uffici manca l'80% del personale
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La giustizia in provincia di Belluno è in affanno, stretta in una crisi di personale che rischia di compromettere irrimediabilmente il funzionamento degli uffici giudiziari.

Giustizia bellunese a rischio paralisi: in alcuni uffici manca l'80% del personale

A lanciare l’allarme sono le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, che chiedono l’immediata apertura di un tavolo di confronto in Prefettura. La denuncia è netta: “Una carenza di personale cronica che da tempo limita e rischia ormai di compromettere irreversibilmente il corretto funzionamento dei presidi di giustizia in provincia di Belluno.” Nella loro nota congiunta, i sindacati elencano una situazione che definire drammatica è poco.

In Procura mancano 12 lavoratori su 26: la scopertura è del 47%. Peggio va al Tribunale, dove sono operativi 22 dipendenti su 45, con una scopertura del 50%. Ancora più gravi i numeri dell’Ufficio Notificazioni, Esecuzioni e Protesti (U.N.E.P.), dove lavorano solo 6 persone su 15 previste (mancano 5 funzionari, un ufficiale giudiziario e 2 assistenti), per una scopertura del 60%. All’Ufficio del Giudice di Pace la situazione è definita “inaccettabile”: un solo impiegato su cinque, con una carenza dell’80%. Alla Casa Circondariale di Belluno, infine, il personale effettivo è di 6 unità su 16: una scopertura del 63%.

L’unica nota positiva è la recente nomina della nuova presidente del Tribunale, la dottoressa Silvia Ferrari, che ha permesso la riattivazione della Sezione Lavoro e la ripresa del settore fallimentare. Ma non basta: il sistema, dicono i sindacati, è al collasso. “Il rischio concreto è la paralisi del sistema giudiziario provinciale”, anche a causa delle chiusure negli anni delle sedi distaccate di Pieve di Cadore, Feltre e Cortina.

A complicare il quadro, la carenza di servizi e le difficoltà di mobilità che penalizzano da sempre i territori montani. Proprio in questi giorni, alla Camera, è in discussione un emendamento al DDL Montagna che punta a favorire la mobilità del personale verso le aree disagiate. I sindacati auspicano un intervento deciso e duraturo.

Nel dettaglio, Denise Casanova (Cgil Belluno) sottolinea una situazione paradossale al Giudice di Pace:

“I cittadini bellunesi possono attendere, sembra questo ormai l'assunto anche per quanto riguarda la giustizia. Questo significa che i tempi per avere giustizia rischiano di essere procrastinati anche di anni. È un problema che può e deve essere risolto nel più breve tempo possibile”.

Francesco Orrù (Cisl Belluno Treviso) richiama l’attenzione sulle ricadute concrete per i cittadini:

“La carenza di organico sta compromettendo in maniera irreversibile la produttività e l'efficacia dell'attività giudiziaria, con evidenti ripercussioni sulla sicurezza e sulla corretta amministrazione della giustizia”.

Infine, Sonia Bridda (Uil Veneto Belluno) evidenzia le difficoltà di un territorio già fragile:

“Non si può pensare che in una provincia già fragile sotto il profilo dei servizi e della viabilità si aggiunga ora il rallentamento delle attività giudiziarie. La giustizia deve essere un diritto garantito a ogni cittadino, anche in montagna”.

I sindacati chiedono che Belluno venga riconosciuta come sede disagiata e che si proceda con urgenza all’assegnazione di nuovo personale. Perché, concludono, senza giustizia non c’è né tutela né fiducia nelle istituzioni.