È stata trovata morta nel bagno del reparto di Psichiatria dell’ospedale San Martino, a Belluno, Mara Del Medico, 56 anni, ex titolare e amministratrice delegata della Fisiomedik di Ponte nelle Alpi.
Suicidio in Psichiatria a Belluno, la Procura apre un fascicolo per omicidio colposo
La donna si è tolta la vita nella notte, a poche ore dal suo ricovero, avvenuto dopo un primo tentativo di suicidio in casa.
L’indagine della Procura
La Procura della Repubblica di Belluno ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per colpa medica. L’obiettivo è capire se siano state adottate tutte le misure necessarie per prevenire il gesto estremo della paziente.
Il primario e due operatori sanitari presenti quella notte saranno iscritti nel registro degli indagati, come atto dovuto. Secondo la legge, infatti, il medico psichiatra ha una posizione di garanzia nei confronti dei pazienti, anche in caso di ricovero volontario, e deve adottare specifiche cautele quando esiste il rischio di comportamenti autolesionistici. Gli infermieri, invece, hanno il compito di vigilare e garantire la sicurezza del reparto.
Il ricovero e la notte della tragedia
Mara Del Medico era stata accolta poche ore prima in ospedale in stato di forte prostrazione.
Secondo le prime ricostruzioni, avrebbe scelto la notte per compiere il gesto, quando il reparto è più tranquillo e il personale ridotto. Ha raggiunto i servizi igienici della struttura e lì si è tolta la vita.
Il suo mancato ritorno in stanza ha fatto scattare l’allarme: il personale ha forzato la porta, ma per la donna non c’era ormai più nulla da fare. È stato solo possibile constatarne il decesso e avvisare la magistratura.
I rilievi dei Carabinieri
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Belluno, che hanno effettuato i rilievi e sequestrato quanto necessario per le indagini.
L’episodio ha scosso profondamente il personale del San Martino, soprattutto perché la Psichiatria è uno dei reparti più controllati dell’ospedale. Si trova nell’ala che un tempo ospitava Ostetricia e Ginecologia, vicino alla chiesa di San Gervasio.
L’accesso è riservato e regolato da badge o citofono, gli effetti personali dei pazienti vengono custoditi in armadi chiusi, le finestre non hanno maniglie e il cortile è delimitato da un alto muro di cinta. Nonostante queste misure, la donna è riuscita a togliersi la vita.
Ora sarà la Procura a stabilire se la tragedia poteva essere evitata e se nel reparto siano state rispettate tutte le procedure di sicurezza previste.