Appello di Padrin a Mattarella: “Le carte del Vajont devono restare a Belluno”
I preziosi documenti vennero trasferiti dall’Aquila (luogo in cui si celebrarono le udienze) a Belluno, a causa di alcune difficoltà dovute al terremoto dell’’Abruzzo
Le carte processuali del Vajont rimangano a Belluno.
Appello di Padrin a Mattarella: “Le carte del Vajont devono restare a Belluno”
Lo ha chiesto il sindaco di Longarone, nonché presidente della Provincia, Roberto Padrin a Sergio Mattarella presente oggi al 60esimo anniversario del disastro del Vajont.
“La presenza delle più alte cariche dello Stato, qui, oggi, prima qui tra i cippi del cimitero monumentale di Fortogna, poi di fronte alla diga è quanto mai significativa – ha detto Padrin - è lo Stato che insieme a noi, insieme alle nostre popolazioni, fa memoria, commemora le vittime e soprattutto guarda oltre quell’onda di morte che rimane indelebile nel cuore di chi è sopravvissuto, impressa nella ricostruzione dei paesi, delle case, ma che ha faticato non poco a rimettere in piedi la comunità distrutta”.
Poi è intervenuto sui preziosi documenti che rischiano di essere trasferiti all’Aquila.
“A questo Stato non possiamo non chiedere che le carte processuali del Vajont, da pochi mesi inserite nella lista del Registro della memoria Unesco, restino qui, per rispetto dei superstiti e dei sopravvissuti, e anche di chi ha condotto il processo penale – ha continuato Padrin - Uno Stato che attraverso le sue istituzioni, insieme a noi, guarda oltre la tragedia per trasmettere alle giovani generazioni la cultura della prevenzione, del rispetto delle leggi della natura, della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Guarda oltre anche sforzandosi di trasformare una tragedia in un’occasione di riflessione, in un mattone su cui basare una società più coesa, più forte e consapevole. Del resto, in virtù del Vajont, il 9 ottobre è la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo”. È quindi un simbolo. E mi piace pensarlo un simbolo di un intero Paese che anche oggi, un po’ come Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso, 60 anni fa, ha bisogno di rinascita, di solidarietà e di sanare le proprie ferite”.
Le carte processuali del Vajont vennero trasferite dall’Aquila (luogo in cui si celebrarono le udienze) a Belluno, a causa di alcune difficoltà dovute al terremoto dell’’Abruzzo. Ora, per legge, devono tornare lì dove fu definito il procedimento penale.
“Sono passati sessant’anni da quel tragico 9 ottobre 1963. Un tempo congruo per elaborare il lutto, ma non abbastanza per rimarginare la ferita che ancora è viva nelle nostre comunità. I paesi colpiti dall’onda sono ritornati alla vita. E sono ancora qui grazie alla tenacia degli abitanti, alla grandissima dignità e forza d’animo dei sopravvissuti e dei superstiti, e alla solidarietà e all’impegno dei soccorritori, ai quali ieri Longarone ha voluto dedicare un viale per esprimere loro la nostra infinita gratitudine e riconoscenza. Soccorritori che proprio qui sessant’anni fa gettarono le basi per quel sistema di protezione civile la cui eccellenza oggi è riconosciuta in tutto il mondo. Oggi, 60 anni dopo, sono loro la voce e lo spirito del miracolo della rinascita, reso possibile all’indomani dell’onda di acqua e fango. E mi fa estremamente piacere che Lei possa incontrare una delegazione proprio di superstiti, sopravvissuti e soccorritori. Grazie Signor presidente della Sua presenza qui oggi. A Lei va l’abbraccio sincero e fraterno di tutti noi, delle nostre comunità che le saranno per sempre riconoscenti. A Lei che oggi ha testimoniato insieme a noi quanto pesa il ricordo della tragedia, quanto indispensabile sia la memoria per costruire il futuro” ha concluso il sindaco di Longarone.