60esimo Vajont, Zaia: "Una delle peggiori sciagure causate dalla colpevole presunzione dell’uomo"
L'anniversario è un monito, ha commentato il governatore del Veneto, affinché l’indispensabile sfruttamento della natura sia sempre equilibrato
Sessantesimo anniversario del disastro del Vajont.
60esimo Vajont, Zaia: "Una delle peggiori sciagure causate dalla colpevole presunzione dell’uomo"
“Sono trascorsi sessant’anni dal 9 ottobre 1963 quando la nostra terra è stata lacerata da una ferita tremenda, ancora oggi non rimarginata in tanti animi. Da quel giorno i nomi di Vajont e di Longarone sono tristemente scritti nella storia del Paese e contemporaneamente sono entrati indelebilmente nei nostri cuori e nella nostra memoria collettiva. Questo anniversario ci porta, ancora una volta, a misurarci con una delle peggiori sciagure causate dalla colpevole presunzione dell’uomo di poter piegare la Natura ai suoi interessi, anche a costo di un rischio immane. In questa amara riflessione, rivolgiamo alle vittime un deferente ricordo, un pensiero alle loro famiglie e a tutti sopravvissuti, immensa gratitudine ai tanti soccorritori accorsi. Non ultimo, riconfermiamo tutta la nostra ammirazione a chi, rimboccandosi le maniche, ha vinto il dolore e ha avuto la forza di andare avanti e ricostruire”.
Con queste parole, il presidente della Regione, Luca Zaia, ricorda la catastrofe del Vajont nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che sconvolse il Veneto e l’Italia con la morte di 1.917 persone di cui 487 bambini.
“Ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, ancora una volta, conferma la sua sensibilità partecipando alle cerimonie in questo triste anniversario – prosegue il governatore -. Sarà accolto in una Longarone, riferimento di un importante distretto produttivo e tradizionale porta d’accesso alle nostre Dolomiti. Un centro che, insieme al territorio circostante, sembra quasi incredibile sia quel paese letteralmente spazzato dall’onda di fango provocata dalla frana del Monte Toc sessant’anni fa. È l’immagine di una comunità, pur totalmente devastata, che, vincendo il pianto, come sanno fare i Veneti ha duramente lavorato per poter risorgere e vincere la tragedia con un progresso più grande”.
E conclude.
“In questo giorno onoriamo le vittime ma anche i sopravvissuti che, oltre alle lesioni fisiche e morali, ai lutti, alla perdita dei beni, alla dimensione stupefacente dell’accaduto, alla distruzione circostante, hanno sofferto anche per l’assenza di una risposta adeguata e definitiva alla richiesta di giustizia. Di fronte all’esigenza di una maggiore sensibilità nel rispetto dell’ambiente, il sessantesimo anniversario del Vajont è un monito affinché l’indispensabile sfruttamento della natura sia sempre equilibrato, sostenibile e nella sicurezza per il territorio e la comunità”.