il ricordo

61 anni dal disastro del Vajont: “Bisogna continuare a scuotere le coscienze”

De Pellegrin: "La memoria riscatta le morti silenziose del Vajont, sta all’uomo renderla il paradigma di ogni altra tragedia da evitare con tutte le nostre forze”

61 anni dal disastro del Vajont: “Bisogna continuare a scuotere le coscienze”
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Sono trascorsi ormai 61 anni dal disastro del Vajont. Da quando un muro di acqua, fango e vento polverizzò interi paesi provocando migliaia di morti.

61 anni dal disastro del Vajont: “Bisogna continuare a scuotere le coscienze”

E proprio oggi, mercoledì 9 ottobre, anniversario della tragedia, sono state tante le autorità che si sono strette nel ricordo a Longarone.

“Longarone, Erto e Casso, i nostri paesi - noi tutti che siamo qui oggi – sa cos’è successo 61 anni fa – ha commentato il sindaco di Longarone Roberto Padrin durante la cerimonia di questa mattina - Ma sa anche cos’è stato il dopo. Il valore della macchina dei soccorsi, la forza di volontà, la dignità. Tutti sappiamo cos’ha significato moralmente la ricostruzione. Quale è stata la determinazione della comunità sopravvissuta e superstite. Sappiamo cos’è l’oggi del Vajont e quale monito ci consegna. Osserviamo quotidianamente il “pellegrinaggio” sui luoghi della tragedia di migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo e aggiungono la loro presenza e la loro memoria alla nostra, ormai una massa collettiva. Da testimoni attenti e rispettosi consegniamo questo carico alla memoria: con i piedi piantati nel ricordo e gli occhi rivolti al futuro, ai nostri giovani affinché anche loro possano sentirsi parte attiva nella storia che ha reso i nostri paesi ricchi della bontà umana sotto l'egida della solidarietà sparsa nel mondo”.

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“Sessantuno anni fa, una catastrofe di proporzioni devastanti ha portato via vite e speranze, lasciando cicatrici profonde nel cuore della nostra terra e nella memoria collettiva. Da allora il 9 ottobre di ogni anno preservare la memoria del Vajont non è solo un atto di rispetto verso migliaia di vite travolte dalla tragedia, ma anche una necessaria occasione di riflessione sul rapporto tra l’uomo e il territorio. Riflessione che oggi diventa un monito rispetto al cambiamento climatico e alla responsabilità che le istituzioni e ogni singolo cittadino hanno e devono avere rispetto al tema dell’ambiente e del suo “utilizzo”. Se il disastro del 9 ottobre 1963 ci ha insegnato qualcosa è che la natura non va consumata e usata, ma preservata e “presa a prestito” con rispetto perché la crisi climatica ha messo sotto gli occhi di tutti la fragilità delle terre in cui viviamo, a rischio idrogeologico ormai ad ogni pioggia abbondante”.

Così il sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin, nella sua riflessione a margine delle cerimonie per l’anniversario del disastro del Vajont.

“Ecco perché preservare la memoria, coltivarla e approfondire la conoscenza continua ad avere senso anche a distanza di oltre 60 anni – prosegue il sindaco -. Continua ad avere senso per il profondo rispetto che dobbiamo a migliaia di nostri concittadini che hanno perso la vita sotto la furia dell’acqua, e avrà sempre senso perché deve servirci da monito costante per non ignorare i segnali della natura, per porci con atteggiamento diverso rispetto alla dignità della vita umana e all’ambiente. La memoria riscatta le morti silenziose del Vajont, sta all’uomo renderla il paradigma di ogni altra tragedia da evitare con tutte le nostre forze”.

Per gli industriali, invece, il ricordo deve rimanere un monito e quindi collegarsi a presente e futuro.

“Ieri come oggi, la montagna va messa in sicurezza e per questo servono cultura, programmazione e risorse vere. Il Vajont deve rimanere un monito per le attuali e future generazioni perché agiscano sempre all'insegna della sostenibilità e lungimiranza, anche nell'affrontare gli effetti dell'attuale cambiamento climatico”.

A dirlo, nel giorno del 61esimo anniversario della tragedia del Vajont, è Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti.

“Il Vajont deve continuare a interrogare e scuotere le coscienze, come invocato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio un anno fa a Longarone. Quella del Vajont è una lezione dolorosa che dobbiamo attualizzare giorno dopo giorno con azioni concrete e durature: anche per questo, continuiamo a chiedere alle Istituzioni strumenti specifici per le terre alte volti a contrastare il dissesto idrogeologico e a favorire, allo stesso tempo, l'insediamento di giovani e nuove imprese. Questo significa che serve agire su due piani: da un lato, mettendo a disposizione risorse straordinarie per la messa in sicurezza del territorio; dall'altro, approvando, il più velocemente possibile la legge sulla montagna, che giace in Parlamento da troppo tempo”.

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