Belluno, iniziato il restauro delle facciate dell'edificio di piazza Castello
Ecco tutto quello che c'è da sapere sul progetto di Poste Italiane...
“Cento facciate”, l’iniziativa pensata per favorire il restauro delle facciate esterne di cento edifici di Poste Italiane, fa tappa a Belluno, dove questa mattina vengono presentati i lavori di restauro dell’edificio di piazza Castello, sede delle Poste Centrali cittadine e della direzione della Filiale di Belluno.
Alla presentazione sono presenti Vincenzo Cassaro, responsabile degli uffici postali bellunesi, l’architetto Donatella Berardone dell’Area Immobiliare Nord-Est di Poste Italiane, la progettista architetto Giulia Ometto e la restauratrice architetto Silvia Ulizio.
Iniziato il restauro delle facciate di Belluno Castello
“Siamo lieti - dichiara Vincenzo Cassaro - che questo importante progetto di recupero abbia coinvolto anche la sede di piazza Castello, per ridare bellezza ad un luogo che ancora oggi è centrale per la vita della città. Quest’iniziativa ha anche un valore simbolico riportando nella contemporaneità uno spazio storico. La missione principale di Poste in 160 anni è stata quella di accompagnare il Paese nel suo sviluppo, rispecchiandone i valori, condividendone le difficoltà e i successi, anticipandone ove possibile le trasformazioni, guidandone il progresso attraverso una rete di persone, uffici e tecnologie che non ha eguali nel Paese. Poste ha contribuito concretamente alla modernizzazione e all’evoluzione tecnologica del Paese, sviluppando nuovi prodotti e servizi digitali, fondendo tradizione e innovazione.”
Poste Italiane oggi vuol essere una piattaforma, un punto di contatto con i cittadini anche in realtà come quella della provincia di Belluno, dove 81 uffici postali su 104 si trovano in piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti.
“L’intervento di restauro conservativo della facciata di Belluno Castello – spiega l’architetto Donatella Berardone – è motivo di grande orgoglio per Poste Italiane e conferma la scelta dell’Azienda di continuare ad essere protagonista della vita della città anche attraverso azioni di conservazione del patrimonio architettonico e artistico. I palazzi di Poste Italiane spesso sono opere d’autore, nelle loro più diverse declinazioni artistiche e strutturali hanno rappresentato negli anni la trasformazione che il nostro Paese ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopo guerra. Anche dal punto di vista della cultura architettonica hanno contribuito a delineare il contorno di una inedita modernità: soprattutto dagli anni ’30 del Novecento, nel segno dello stile razionalista. Senza dimenticare l’importante ruolo sociale che hanno rappresentato per tutte le generazioni e in ogni epoca.”
L’intervento di restauro interesserà gli intonaci e tutti gli elementi in pietra, metallo, legno, le scalinate di accesso, gli infissi. Saranno inoltre sostituite le vecchie caldaie con nuovi e più efficienti generatori di calore modulari a condensazione, che permetteranno di ridurre il consumo di gas e di contenere l’impatto ambientale. È prevista poi la rimozione dei due serbatoi di gasolio interrati nel piazzale e non più utilizzati, il rifacimento del piazzale interno, la realizzazione di nuovo parapetto della banchina di carico/scarico e manutenzione della banchina stessa. È prevista infine, per la prima volta, l’installazione di un sistema di illuminazione notturna del palazzo.
L’intervento di ristrutturazione dell’edificio di Belluno è il secondo del 2022: a Treviso sono in corso i lavori di restauro delle facciate del palazzo del Poste Centrali in piazza Vittoria. Sono in programma altri interventi in regione, tra le quali anche l’Ufficio Postale di Cortina d’Ampezzo. Il progetto “Cento Facciate” si concluderà alla fine del 2023 con il restauro di cento immobili fra palazzi storici e sedi direzionali.
Nell’anno in cui Poste Italiane celebra i suoi 160 anni, i Palazzi di Poste continuano a rappresentare un punto di riferimento sul territorio nazionale e ad essere un simbolo della bellezza architettonica e della storia dell’Italia. In Veneto i palazzi di Poste di Belluno, Treviso e Rovigo, oggi come ieri, sono emblema di un’epoca e ricoprono un ruolo di indiscutibile testimonianza storica e di maestosa autorevolezza.
I palazzi di Poste Italiane spesso sono opere d’autore, nelle loro più diverse declinazioni artistiche e strutturali hanno rappresentato negli anni la trasformazione che il nostro Paese ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopo guerra.
Anche dal punto di vista della cultura architettonica hanno contribuito a delineare il contorno di una inedita modernità: soprattutto dagli anni ’30 del Novecento, nel segno dello stile razionalista. Senza dimenticare l’importante ruolo sociale che hanno rappresentato per tutte le generazioni e in ogni epoca.
I caratteri del di piazza Castello a Belluno sono stati esaltati nel volume artistico “Le Belle Poste. Palazzi storici delle Poste Italiane” edito da Franco Maria Ricci in occasione dei 160 anni di Poste Italiane. Il testo è una raccolta di schede tecniche, immagini e approfondimenti degli edifici storici accompagnati da bozze e disegni realizzati da fotografi d’eccellenza come Luciano Romano, Giovanni Ricci-Novara e Massimo Listri.
Il 4 novembre 1936 veniva inaugurato a Belluno il palazzo delle Poste. La scelta del luogo in cui costruire l’edificio destinato alla Direzione Provinciale di Belluno fu dettata dalla necessità di collocare gli uffici in posizione centrale. Il palazzo sorge infatti nel cuore della città antica, nei pressi del Duomo e alle spalle della piazza dei Martiri, oggi centro della parte più moderna. Sull’area prescelta sorgevano alcuni edifici privati e le carceri giudiziarie; durante i lavori di demolizione vennero alla luce ruderi del distrutto Castello e della cinta muraria, tanto che le fondazioni continue dell’edificio dovettero essere spinte in alcuni punti fino a undici metri di profondità.
Il progetto, redatto nel 1933 dall’architetto Alberto Alpago Novello con la collaborazione dell’architetto Ottavio Cabiati, fu più volte rimaneggiato, poiché considerato dalle autorità preposte poco “monumentale”. Ciò derivava dall’appartenenza dei progettisti al gruppo milanese Novecento, che si richiamava alla migliore tradizione italiana mantenendo però le distanze dal monumentalismo imperante. I due collaboratori formarono uno dei primi studi professionali associati, che progettò e costruì fra gli anni Venti e Trenta palazzi, monumenti, chiese, sia in Italia che nelle Colonie, nonché Piani Regolatori (compreso quello di Belluno del 1935); inoltre, in collaborazione con altri architetti, fondarono il “Club degli urbanisti”.
L’edificio postale è costituito di tre piani fuori terra, ed è a pianta regolare di forma squadrata; il basamento e le facciate sono incorniciati da lastre di pietra locale (calcare di Castellavazzo) e intonacate bianche, ad esclusione dell’ultimo piano che, per denunciare la diversa destinazione d’uso (allora ospitava l’alloggio del Direttore), è di color giallo ocra. I due altorilievi in pietra d’Istria grigia, opera di Salvatore Saponaro e rappresentanti l’Allegoria della Posta, entrano a far parte della facciata principale.
L’elemento architettonico che qualifica e distingue l’edificio è il blocco costituito dall’atrio e dal salone al pubblico; con la sua doppia altezza si pone come cerniera visiva, che distribuisce l’intero complesso divenendo punto di riferimento per l’utente e nodo centrale dei servizi postali.
A fronte di un esterno dalle linee pacate e sobrie, nell’interno si libera un’esplosione cromatica priva di ogni condizionamento neoclassico. Nel vasto salone, illuminato dalle vetrate della parete meridionale e da file di alte finestre sui due lati maggiori, le arcate sono rivestite in marmo crocicchio chiaro a vene parallele, mentre la sportelleria è realizzata con marmi neri e verde issorio; il pavimento è a disegno, in cui sono impiegati marmi serpentino verde, giallo Siena, nero Varenna, porfido rosso e quadrati in bianco grigio di Musso.
Le tamponature delle arcate superiori sono in azzurro e terra di Siena, così come di color azzurro erano verniciati tutti i serramenti; il soffitto, con l’ossatura delle travi incrociate in cemento armato a vista, è intonacato a marmorino bianco. L’eterogeneità dei materiali contribuisce a creare un raro effetto coloristico, di notevole risultato estetico. Concorrono all’insieme gli elementi di arredo, disegnati dal progettista e perfettamente conservati: i due grandi tavoli di marmo posti al centro, i cestini portacarte in ferro lavorato, nonché tutti i corpi illuminanti, realizzati in cristallo di Murano e montati in metallo ramato. Un capitolo a parte meritano gli orologi, che negli edifici pubblici di quegli anni simboleggiavano un vero e proprio strumento del regime. L’architetto Alpago Novello, esperto di gnomonica, ideò quattro orologi (uno sulla facciata principale, uno su quella posteriore, uno interno nel salone e uno nella ex sala dei telegrammi), tutti eseguiti artigianalmente con lancette in zinco dorato o rame lucido.
L’aspetto statico-costruttivo risponde alla necessità di dover edificare in zona sismica con materiali locali; le fondazioni continue in calcestruzzo cementizio raggiungono profondità dai sette agli undici metri, trovandosi l’edificio a cavallo del fossato medievale. La struttura verticale è in muratura di pietrame con malta cementizia, collegata al corpo del salone delimitato da pilastri in cemento armato; i solai sono misti in cemento armato e laterizi, e la copertura è parte a terrazzo e parte in tegole a coppi.