nel bellunese

Belluno, piccolo cerbiatto travolto dalla falciatrice muore prima dell'arrivo del veterinario

La mobilitazione sui social non è bastata a salvare il cucciolo ferito. Polemiche sull’assenza di un Cras operativo e sulla gestione delle emergenze faunistiche in provincia

Belluno, piccolo cerbiatto travolto dalla falciatrice muore prima dell'arrivo del veterinario
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Ha lottato in silenzio, nascosto tra l’erba alta, come fanno tutti i cuccioli di cerbiatto nei primi giorni di vita. E in silenzio se n’è andato. Il piccolo cervo trovato gravemente ferito in zona Visome, con tre arti recisi da una falciatrice, è morto. La sua storia, breve e struggente, ha commosso migliaia di persone e sollevato una serie di interrogativi sulla gestione della fauna selvatica e delle emergenze veterinarie in provincia.

Belluno, piccolo cerbiatto travolto dalla falciatrice muore prima dell'arrivo del veterinario

Tutto è partito da un appello disperato pubblicato su Facebook da Sonia Zampol, attivista e amante degli animali, che ha condiviso il suo sgomento di fronte a un cucciolo mutilato, lasciato agonizzante in un prato. Le sue parole – toccanti, rabbiose, impotenti – hanno fatto il giro del web. “Se fossi vicina, l’avrei preso. Sono consapevole che non si potrebbe, ma sinceramente me ne frego!”, ha scritto Zampol, spiegando di trovarsi troppo lontana per intervenire personalmente.

Alla fine, il cerbiatto non ce l’ha fatta. Il suo calvario si è concluso prima che un veterinario potesse raggiungerlo. Nessuna risposta dal numero di emergenza, nessuna indicazione utile sul CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) che – pur previsto – non è ancora ufficialmente operativo nel Bellunese. Silvia Calligaro, referente del Servizio caccia e pesca della Provincia ha ribattuto che il Cras sarebbe operativo anche se non è stato ancora inaugurato.

Ma è proprio quel vuoto, quel “tra il dire e il fare”, ad aver lasciato il cerbiatto da solo. A morire tra i fili d’erba, dove si era nascosto per istinto. La tragedia ha riacceso la polemica – purtroppo non nuova – sulle pratiche agricole durante la stagione riproduttiva. Gli attivisti del gruppo Alveare Recupero Animali Selvatici lo ripetono da anni: “Posticipare lo sfalcio dell’erba anche solo di due settimane può salvare centinaia di vite. I cuccioli di capriolo restano immobili per protezione, diventando invisibili alle macchine.”

Questo problema riguarda tutti. Intervenire quando è già troppo tardi è il fallimento di una rete che dovrebbe unire agricoltori, istituzioni e cittadini. Lo ricordano anche gli esperti: chi trova un animale ferito deve sapere come comportarsi – evitare luci e rumori, coprirgli gli occhi, chiamare immediatamente i soccorsi – e soprattutto, deve poter contare su un numero attivo, su una struttura pronta ad agire.

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