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Cinghiali nel Bellunese, intesa per abbatterli: "Così limitiamo danni alle coltivazioni e combattiamo la peste suina"

I cinghiali selvatici, in particolare, costituiscono un potenziale serbatoio del virus, rendendo fondamentali misure di controllo rigorose sul territorio. In provincia di Belluno, si stima l’abbattimento annuale di circa 600-700 esemplari

Cinghiali nel Bellunese, intesa per abbatterli: "Così limitiamo danni alle coltivazioni e combattiamo la peste suina"
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L'Ulss Dolomiti e la Provincia di Belluno hanno siglato un accordo di collaborazione per fronteggiare con urgenza la diffusione della peste suina africana (PSA), malattia virale altamente contagiosa e spesso letale per suini domestici e cinghiali selvatici. Il virus, innocuo per l’uomo, rappresenta però una grave minaccia per l’industria suinicola, la sicurezza alimentare e gli equilibri ambientali.

Cinghiali nel Bellunese, intesa per abbatterli: "Così limitiamo danni alle coltivazioni e combattiamo la peste suina"

Il patogeno è già presente in alcune aree della pianura padana e si avvicina ai confini del Veneto. I cinghiali selvatici, in particolare, costituiscono un potenziale serbatoio del virus, rendendo fondamentali misure di controllo rigorose sul territorio. In provincia di Belluno, si stima l’abbattimento annuale di circa 600-700 esemplari.

Il nuovo protocollo prevede un investimento di 10 mila euro da parte della Provincia, per coprire per un anno i costi delle ispezioni veterinarie obbligatorie sui cinghiali abbattuti da cacciatori abilitati. L’obiettivo è duplice: ridurre la popolazione dei cinghiali, limitando i danni alle coltivazioni e agli ambienti naturali, e impedire l’ingresso della PSA nel territorio provinciale.

Nel dettaglio, l’Azienda Ulss Dolomiti si impegna a:

  • prelevare e raccogliere campioni muscolari (generalmente dal diaframma) dei capi abbattuti;

  • inviare i campioni all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie per le analisi;

  • gestire i risultati, segnalando eventuali positività.

La Provincia, tramite il Corpo di Polizia Provinciale e gli Uffici Caccia e Pesca, coordinerà le misure previste dai piani regionali e nazionali per la PSA, e curerà la rendicontazione alla Regione Veneto.

"L'adozione di pratiche di biosicurezza rigorose è fondamentale per proteggere gli allevamenti dalla PSA – ha dichiarato il direttore generale dell’ULSS, Giuseppe Dal Ben –. La collaborazione tra autorità, cacciatori, allevatori e cittadini è decisiva per il successo del piano".

Soddisfazione anche da parte della Provincia.

"Il rapporto con le riserve alpine di caccia è per noi essenziale – ha commentato la vicepresidente Silvia Calligaro –. Questo accordo consente di esentare dal pagamento delle analisi obbligatorie i nostri controllori. Solo lavorando insieme possiamo affrontare e vincere sfide come quella della peste suina africana".

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