Longarone

Da vecchia malga a tappa obbligata dell'Alta Via numero 1: il rifugio Pian de Fontana soffia 30 candeline

Padrin: “Il Rifugio Pian de Fontana è un fiore all’occhiello per il Comune di Longarone. Un porto sicuro per gli amanti della montagna e per tutti coloro che da tutto il mondo arrivano qui per percorrere l’Alta Via n.1”

Da vecchia malga a tappa obbligata dell'Alta Via numero 1: il rifugio Pian de Fontana soffia 30 candeline
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Dai ruderi di una vecchia malga di inizio Novecento, a tappa fondamentale e obbligata dell’Alta Via numero 1, nel cuore del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Da vecchia malga a tappa obbligata dell'Alta Via numero 1: il rifugio Pian de Fontana soffia 30 candeline

È la storia del Rifugio Pian de Fontana, nella Valle dei Ross, ai piedi della Talvena e delle conche glaciali di Val di Zità (in Comune di Longarone), che domenica 2 luglio ha festeggiato i primi trent’anni di attività, con una cerimonia che ha visto sia la celebrazione della santa messa sia la festa civile e gastronomica. Hanno partecipato il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, il presidente del Parco Ennio Vigne, il comandante dei carabinieri forestali del Veneto, il generale Francesco Pennacchini, e il presidente del Cai di Longarone.

Era il luglio 1993 quando venne inaugurato ufficialmente il rifugio. Una storia recente per una “sentinella” della montagna, sorta in una zona di pastorizia molto attiva un secolo fa. Venivano raccolte le mandrie e il bestiame di tutto il Longaronese e venivano mandate a pascolare sugli alti prati. E tra gli anni Venti e Trenta fu realizzata una struttura per dare ospitalità ai pastori e per la lavorazione del latte.

Negli anni Sessanta, con l’arrivo della rivoluzione industriale nel Bellunese, la malga venne progressivamente abbandonata (sorte comune a molte di queste strutture). Sulle rovine, all’inizio degli anni Novanta, venne realizzato quello che ancora oggi è uno splendido rifugio alpino, di proprietà del Comune di Longarone, gestito da 22 anni da Antonio Gavino Tedde ed Elena Zamberlan, che danno ospitalità a tutti gli escursionisti dell’Alta Via n.1 (che proprio qui ha uno dei passaggi fondamentali).

“Il Rifugio Pian de Fontana è un fiore all’occhiello per il Comune di Longarone. Un porto sicuro per gli amanti della montagna e per tutti coloro che da tutto il mondo arrivano qui per percorrere l’Alta Via n.1 - ha detto il sindaco di Longarone e presidente della Provincia, Roberto Padrin - Quando si arriva qui, si respira l’aria autentica della montagna vera e semplice. Il valore aggiunto? Credo siano due: l’accoglienza che Antonio ed Elena assicurano da oltre vent’anni; e la presenza del Parco Dolomiti bellunesi”.

Sì, perché oltre ai trent’anni del rifugio, quest’anno cadono anche le prime tre decadi di vita del Parco, come ha ricordato il presidente Ennio Vigne.

Siamo in una delle zone più spettacolari all’interno del Parco e questo rifugio, assieme al Bianchet, sarà oggetto di investimenti: nell’ultimo triennio il Parco ha effettuato interventi per circa 1 milione di euro. Sono risorse importanti, perché valorizzare il territorio in maniera sostenibile è fondamentale per permettere alle comunità di vivere e di mantenere viva la montagna”.

Vigne ha ricordato anche l’azione dei carabinieri forestali che operano nel Parco e l’intenzione di portare a Longarone una stazione di presidio. Intanto alla cerimonia era presente anche il generale Pennacchini, comandante regionale dei carabinieri forestali.

“Appena insediato ho voluto visitare questo territorio per rendermi conto dei danni di Vaia e del bostrico - le sue parole - Sono molto lieto di essere qui, tra le Dolomiti, per questo importante traguardo del Rifugio Pian de Fontana. E vedere così tanta gente è segno di attaccamento e identità profondi”.

Alla cerimonia, infatti, hanno preso parte oltre un centinaio di persone. Molto sentita la messa celebrata da don Rinaldo Ottone, che nell’omelia ha ricordato l’importanza dell’amore per il creato. Accorato e commosso il ricordo di chi ha perso la vita in montagna, da parte del presidente del Cai di Longarone, Antonio De Bona, che ha ricordato i prossimi interventi al rifugio, guardando già oltre i trent’anni.

“Qualche piccola operazione è necessaria. Abbiamo messo a posto il sentiero, rifatto il tetto del bivacco che era stato danneggiato da Vaia, e consolidato i sostegni della teleferica di servizio. Il prossimo anno rifaremo il terrazzo esterno. Ringrazio il Parco e in particolare il Comune di Longarone che ha sempre un’attenzione particolare per questa struttura e negli anni ha investito tante risors”.

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