Dal 2015 a oggi Belluno ha perso il 33% degli sportelli bancari
La metà dei comuni - da Tambre e Borca di Cadore, da Cesiomaggiore a Taibon Agordino fino a San Pietro di Cadore e Lentiai, per un totale di 31 territori - sono “desertificati” perché hanno visto la costante e inesorabile chiusura degli sportelli
Le province di Belluno e di Treviso dal 2015 ad oggi hanno assistito alla chiusura di più di un terzo degli sportelli bancari presenti nel territorio. Nel Bellunese, la metà dei comuni è priva di uno sportello, con conseguenti ed evidenti disagi per la popolazione e le imprese.
Dal 2015 a oggi Belluno ha perso il 33% degli sportelli bancari
L'allarme sulla desertificazione bancaria arriva dalla First Cisl Belluno Treviso, la Federazione che rappresenta i lavoratori delle banche, delle assicurazioni, della finanza, della riscossione e delle authority.
“Non sono solo le persone più anziane a pagare lo scotto della desertificazione, ma tutto il tessuto economico e sociale - afferma Antonella Primizia, segretaria generale della First territoriale -. La First lancia un appello alle istituzioni e alla politica locale e nazionale affinchè si rendano consapevoli del problema e dei possibili scenari futuri e alle banche per l’apertura di un tavolo di confronto per individuare soluzioni adeguate sia per il benessere della collettività che per la salvaguardia dell’occupazione”.
Incrociando i dati dell’Osservatorio First sulla desertificazione bancaria con quelli della Banca d’Italia, si scopre che la provincia di Belluno ha perso il 33% degli sportelli bancari dal 2015 ad oggi, passando da 161 sportelli nel 2015 a 108 al 30 settembre di quest’anno. La metà dei comuni del Bellunese - da Tambre e Borca di Cadore, da Cesiomaggiore a Taibon Agordino fino a San Pietro di Cadore e Lentiai, per un totale di 31 territori - sono “desertificati” perché hanno visto la costante e inesorabile chiusura degli sportelli.
In provincia di Treviso gli sportelli persi dal 2015 ad oggi sono 186, con un calo del34%: dai 548 del 2015 ai 362 di quest’anno. Una decina gli ambiti territoriali rimasti privi di sportelli bancari, fra questi Morgano, Cison di Valmarino, Moriago della Battaglia, Castelcucco, Possagno e Segusino.
Una diminuzione a cui inevitabilmente si associa un problema occupazionale, perché a filiali che chiudono corrispondono meno assunzioni.
Basti pensare che nel 2008 gli operatori bancari under 35 erano un quarto dei dipendenti totali e oggi meno del 10%; praticamente costante la fascia tra i 40 e 55 anni, mentre è pressoché triplicata la fascia degli over 55 (che è quasi il 25% del totale dei dipendenti).
“La desertificazione impatta in maniera significativa sui territori a più livelli - sottolinea Primizia -: incide sull’attività quotidiana delle piccole imprese che rappresentano più del 90% del tessuto imprenditoriale del bellunese e del trevigiano; ha un effetto negativo sulla qualità della vita della popolazione, con servizi sempre più distanti dal proprio comune di residenza, un problema centrale soprattutto nella provincia di Belluno, dove la crescente carenza di servizi di prossimità, la difficoltà negli spostamenti, i problemi di accesso alla rete Internet, così come la scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie di una parte della popolazione anziana, stanno contribuendo ad alimentare dinamiche di spopolamento”.
Due le strade da percorrere per arginare la desertificazione secondo la First Cisl.
"Da un lato - conclude Primizia - avviare un dibattito con le istituzioni, la politica locale e nazionale, affinché prendano consapevolezza di tutti i fenomeni che la desertificazione comporta e dei possibili scenari futuri; dall’altro, aprire un confronto con le banche per trovare soluzioni adeguate sia per il benessere della collettività che per salvaguardare l’occupazione: ricordiamoci che le banche rivestono un ruolo sociale sancito dalla nostra Costituzione”.