L'opposizione

Diga del Vanoi, schiera di no al primo dibattito pubblico a Canal San Bovo: "Fonzaso come Longarone e il Vajont"

A Lamon sono state raccolte in un mese 6mila firme contrarie all'opera. Resta alto il rischio idrogeologico: si continuano a proporre alternative alla costruzione della diga

Diga del Vanoi, schiera di no al primo dibattito pubblico a Canal San Bovo: "Fonzaso come Longarone e il Vajont"
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Partecipato dibattito pubblico a Canal san Bovo sul progetto della Diga del Vanoi che coinvolge sia la provincia di Belluno che la provincia autonoma di Trento, ma sul quale c'è molta contrarietà.

Diga del Vanoi: dibattito pubblico a Canal San Bovo

Continua a far discutere il progetto di diga sul torrente Vanoi, un'opera voluta dal Consorzio bonifica del Brenta e che avrebbe un costo di 170 milioni di euro.

Un progetto al quale però si oppongono le amministrazioni pubbliche coinvolte, la Provincia di Trento e quella di Belluno, oltre ai comuni interessati più da vicino, nonché diverse associazioni di cittadini.

Le opzioni in campo sono, in ogni caso, quattro e la più accreditata prevede lo sbarramento in Trentino, nel comune di Canal San Bovo.

Qui, nella serata di lunedì 9 settembre 2024, il Consorzio di Bonifica Brenta ha incontrato la popolazione nel primo dei dibattiti pubblici previsti come da normativa.

È stato spiegato come si è arrivati alla realizzazione del piano. Questo il loro compito, al momento, come da bando del ministero dell’Agricoltura che hanno vinto.

Tanto però è bastato a sollevare un putiferio: dalla provincia di Trento a quella di Belluno, dai comuni ai comitati, è un coro di no. Nessuno vuole una diga sul torrente Vanoi.

Inevitabili i parallelismi con la tragedia del Vajont, tanto che qualcuno ha fatto due più due ("Fonzaso come Longarone") predicendo per il paese più a valle della futura diga un destino fosco come nella tragedia avvenuta 60 anni fa nella stessa provincia.

I rischi di franosità

A Lamon sono state raccolte in un mese 6mila firme contrarie all'opera. Forte - dicono i sottoscrittori - è il rischio idrogeologico. E si continuano a proporre alternative alla costruzione della diga.

Eppure, per il consorzio l’opera serve eccome. Il Brenta ora è tranquillo, ma quando si ingrossa fa paura. E la diga servirà proprio a contenerne le piene, oltre che da bacino d’acqua in chiave anti siccità.

Vero è che per la provincia di Trento il luogo prescelto è classificato a massimo rischio di franosità, ma gli studi fatti tranquillizzano.

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