La Guida Michelin Italia torna a “selezionare” i locali migliori d’Italia. La pubblicazione di quest’anno è la settantesima e si rivela ricca come sempre, con l’iscrizione di 130 nuovi ristoranti.
Analizzando i risultati, si nota un dinamismo che si traduce anche in una crescente attenzione alla sostenibilità. La maggior parte degli chef si concentra su una cucina locale, ricorrendo il più possibile a piccoli produttori del territorio.
Guida Michelin 2026: le stelle a Belluno e provincia
Questo dinamismo va di pari passo con una crescente attenzione alla sostenibilità: molti chef scelgono ingredienti locali e collaborano con piccoli produttori, promuovendo una cucina a chilometro zero.
Tra le nuove Stelle Michelin, la guida testimonia il talento e il savoir-faire della ristorazione italiana. Tra i ristoranti menzionati nella guida, Belluno si costella di ben quattro ristoranti stellati. Vediamo insieme quali.
Tivoli a Cortina d’Ampezzo
Lungo la strada che conduce al Passo Falzarego, ai piedi delle Tofane, in una suggestiva casa alpina appena fuori dal centro, Graziano Prest esprime con naturalezza la sua abilità tanto nella cucina tradizionale quanto in piatti dal tocco moderno e raffinato.

Le materie prime provengono principalmente dal territorio montano, ma non manca il pescato freschissimo che arriva ogni giorno dai mercati di Venezia e Chioggia: il risultato è una cucina saporita, generosa e sempre equilibrata. Grande attenzione viene riservata anche al mondo vegetale, con un menu interamente dedicato ai piatti vegetariani.

Un’altra passione dichiarata di Graziano è il vino: in cantina riposano etichette di grandi produttori, annate storiche e splendidi vini francesi di altissimo livello. La terrazza panoramica regala scorci da cartolina sul centro di Cortina, la stessa vista che si può ammirare dall’interno, prenotando per tempo uno dei due ambiti tavoli accanto alla finestra.
SanBrite a Cortina d’Ampezzo
Pochissimi coperti, tra legni vecchi riutilizzati con grazia, mentre una grande finestra regala scorci sulle spettacolari Dolomiti ampezzane. L’inizio è memorabile: in sala sfilano i camerieri con una montagna di cremosissimo burro, che verrà poi servito su tutti i tavoli con dell’ottimo pane, un prodotto goloso dalla consistenza difficilmente emulabile.

Lo chef-patron Riccardo Gaspari attinge a piene mani dalle proprie produzioni e dal territorio; prelibatezze dove il ricordo e le tradizioni montane vengono rinfrescati con tocchi moderni, come per la parte finale e dolce del pasto (squisiti dessert realizzati senza l’aggiunta di ulteriori zuccheri).

Oltre all’ottima scelta enoica, anche interessanti abbinamenti con bevande analcoliche. Di nuovissima apertura una piccola stube per cene più intime e riservate con sharing table e menu particolare.
Dolada a Pieve d’Alpago
L’idilliaco paesaggio da cartolina, in posizione panoramica con vista sul lago di Santa Croce, i paesi e le cime circostanti, si tramuta all’interno in un elegante mix di antico e moderno, un raffinato moltiplicarsi di sale e salotti, con un camino dove vengono cucinati alcuni ingredienti.

Da oltre un secolo il ristorante racconta la storia della famiglia De Pra e del loro amore per la montagna, che spesso si trasferisce nel piatto. Lo chef Riccardo ha rafforzato questo legame intensificando la ricerca di ingredienti locali (selvaggina, funghi, pesci d’acqua dolce) e coltivando un orto e un vigneto in proprio.

Particolarmente intriganti alcune proposte come il club sandwich di cervo, fois gras e pan brioche o il dessert della casa – tramandato da generazioni – ovvero, lo zabaione gratinato, gelato alla vaniglia e frutti rossi. La struttura dispone anche di splendide suite.
Locanda San Lorenzo a Puos d’Alpago
Era il 1900 quando ebbe inizio la saga della famiglia Dal Farra con la loro locanda. I nonni di Renzo, l’attuale chef patron, avviarono una semplice osteria per dare ristoro a chi lavorava nel vicino mulino.

Negli anni Cinquanta fu la volta dei genitori, per arrivare nel 1997 al riconoscimento della stella. Passione e costanza sono le caratteristiche che da oltre un secolo entusiasmano gli avventori di questo locale, la cui cucina saldamente legata ai prodotti regionali viene in certi piatti reinterpretata con gusto contemporaneo (imperdibile la “Degustazione di agnello d’Alpago”, signature dish del locale).

La sala più moderna è la più vocata ad accogliere gli ospiti più esigenti, ma ci sono anche habitué che per nulla al mondo rinuncerebbero a quella rustica, soprattutto per i due tavoli vicini al camino. Bella selezione enoica e – ai piani – alcune semplici camere dallo stile sobrio.