Longarone

Necropoli romana sotto la ciclabile per le olimpiadi Milano Cortina 2026

Si tratta di 16 tombe trovate durante i lavori di ampliamento della strada statale 51.

Necropoli romana sotto la ciclabile per le olimpiadi Milano Cortina 2026
Pubblicato:

Un incredibile ritrovamento quello avvenuto negli scavi di Castellavazzo per le opere in vista delle olimpiadi 2026.

Necropoli romana sotto la ciclabile per le olimpiadi Milano Cortina 2026

Un nuovo tassello che consente di cogliere la lunga storia della media Valle del Piave è emerso durante i lavori sulla Strada Statale 51 d’Alemagna, in corso di realizzazione da parte di Anas (Gruppo FS Italiane), nel quadro degli interventi per il miglioramento dell’accessibilità a Cortina, anche in vista degli eventi olimpici previsti per il 2026.

A Castellavazzo (in comune di Longarone, Bl) si sono concluse in questi giorni le indagini archeologiche in corso da alcuni mesi, effettuate dagli archeologi di P.ET.R.A soc. coop., con la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Considerato il potenziale archeologico delle aree di intervento, sin dalla fase di avvio dei lavori stradali sono state attuate forme di verifica archeologica secondo quanto previsto dalla normativa sui lavori pubblici.

Le indagini archeologiche, che si sono svolte con la piena collaborazione di Anas (Gruppo FS Italiane), hanno effettivamente riportato alla luce una serie di testimonianze d’alto valore storico ed archeologico, anche alla luce della particolarità di questo ambito territoriale che già anticamente costituiva un punto di passaggio “obbligato” per risalire la valle del Piave verso le aree alpine più interne.

A riguardo, va ricordato come nel dibattito storico sia un tema molto ricco di spunti quello relativo alla viabilità militare che in epoca romana collegava Altino con il Norico (Austria), attraverso il centro Cadore e il passo di Monte Croce Comelico, altre aree il cui interesse a livello archeologico è ben noto.

Durante i lavori per la realizzazione della nuova pista ciclabile e l’allargamento della sede stradale a sud del nucleo abitato di Castellavazzo sono state individuate evidenze riferibili ad un tracciato stradale, consolidato con una stesura di scaglie di pietra, sul cui andamento e sulla cui datazione sono al momento in corso gli opportuni approfondimenti di studio.

A ridosso di tale tracciato, nel tratto più prossimo al centro abitato di Castellavazzo (in loc. Crosta, zona già in parte alterata dalla viabilità realizzata negli anni Cinquanta del Novecento e dove è attualmente in corso di realizzazione un sottopasso ciclo-pedonale), sono state portate in luce sepolture romane, verosimilmente riferibili ad un ambito di necropoli già testimoniato da ritrovamenti effettuati in passato, i cui reperti sono oggi esposti al pubblico grazie all’ “Expo archeologica” allestita al piano terra dell’ex Municipio.

Le tombe ritrovate nel 2022 sono 16 e presentano sia il rito dell’incinerazione sia quello dell’inumazione. Le sepolture ad incinerazione rinvenute sono per lo più in semplice fossa, vale a dire che i resti combusti del defunto e del suo corredo non erano contenuti all’interno di recipienti (ossuari). In un caso si è riscontrata la presenza di un recipiente in terracotta con funzione di ossuario/cinerario, a sua volta protetto riutilizzando parte di un’anfora; per tale tomba, come per un’altra tomba ad incinerazione particolarmente delicata, si è proceduto al prelievo “in blocco”, per poterle sottoporre a scavo con le dovute attenzioni in laboratorio. Questo particolare procedimento, così come l’adozione di altre strategie in corso di scavo, si inserisce in un’azione sistematica di raccordo tra committenza, ditte esecutrici e istituzioni coinvolte, finalizzata a conciliare i tempi e le esigenze del cantiere stradale con quelli della rigorosa indagine archeologica stratigrafica, minimizzando al contempo – per quanto possibile – i disagi per i cittadini.

La datazione delle sepolture, sulla base delle prime osservazioni sulle monete associate e sui materiali di corredo destinati ad accompagnare i defunti nell’aldilà, appare riferibile a due fasi distinte: le tombe ad incinerazione sono preliminarmente collocabili in un periodo compreso tra il I ed il II secolo d.C., mentre almeno alcune delle inumazioni risulterebbero invece più recenti e databili alla fase tardo romana (IV secolo d.C.).

Considerato l’interesse complessivo dei dati finora emersi, pur a fronte della limitata estensione delle aree interessate dalle indagini archeologiche, si procederà all’approfondimento scientifico tramite studi specialistici e analisi, con l’obiettivo di comunicare al pubblico, anche attraverso la proposta museale, elementi rilevanti per la conoscenza storica del romano Pagus Laebactium, che nel nome stesso rievoca il nucleo da cui ha avuto origine l’attuale Castellavazzo.

IMG_20220502_131312-1152x1536
Foto 1 di 4
IMG_20220614_165046-1152x1536
Foto 2 di 4
IMG-20220708-WA0004
Foto 3 di 4
IMG_20220415_093850-1536x1152
Foto 4 di 4
Seguici sui nostri canali