STATO DI AGITAZIONE

Stipendi bassi e nessun rimborso chilometrico, gli addetti alle pulizie di Poste italiane si dimettono

In Cadore già due licenziamenti: “Bisogna farsi 74 chilometri al giorno con la propria auto, con un rimborso ridicolo”

Stipendi bassi e nessun rimborso chilometrico, gli addetti alle pulizie di Poste italiane si dimettono
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Cambio d’appalto dei servizi di pulizia degli uffici di Poste italiane, tagli fino al 20% delle ore e, di conseguenza, dei salari.

Stipendi bassi e nessun rimborso chilometrico, gli addetti alle pulizie di Poste italiane si dimettono

Stato di agitazione dei lavoratori e delle lavoratrici impiegate nella pulizia degli uffici postali. Con il passaggio dell’appalto da Nuova Idea a Euro&Promos, avvenuto l’anno scorso, la situazione per gli addetti sta gradualmente peggiorando. Un problema che riguarda tutto il Paese, e in particolare province come Treviso e Belluno, dove le condizioni di lavoro sono aggravate dalla difficoltà negli spostamenti. A sollevare il problema, la Fisascat Cisl Belluno Treviso.

Da alcune settimane le aziende appaltatrici dei servizi di pulizia presso Poste Italiane Spa, senza aver precedentemente formalizzato alcun esubero ed esercitando pressioni inaccettabili, stanno chiedendo alle lavoratrici e ai lavoratori impiegati nell’appalto di sottoscrivere modifiche ai contratti individuali con tagli agli orari di lavoro. Poste da anni continua a ridurre unilateralmente i contratti di appalto, senza porsi alcun problema sulle ricadute occupazionali, salariali e sociali che le proprie decisioni comportano per le lavoratrici e i lavoratori.

La riduzione oraria imposta alle dipendenti - per la maggioranza donne e part-time - va dal 10 al 20%, con una decurtazione dello stipendio tra i 100 e i 200 euro. Ma non è tutto.

“Le lavoratrici - spiegano Claudio Cavallin e Andrea Fagherazzi della Fisascat territoriale - vengono spostate da un ufficio all’altro con lo scopo di risparmiare, senza tener conto che alcune non sono automunite. Ci sono dipendenti che tra ore tagliate e stop agli straordinari, in quanto non lavorano più il sabato, hanno perso fino a 200 euro di retribuzione, senza tener conto del fatto che alcune lavoratrici stanno ancora aspettando il Tfr dall’azienda appaltatrice che è uscita l’anno scorso”.

Sono 37 le lavoratrici impiegate nell’appalto in provincia di Treviso che si occupano della pulizia dei 185 uffici postali della Marca. Una ventina quelle in forza nel bellunese, per il pulimento dei 104 uffici della provincia, dove il problema è aggravato dalle distanze. In alcuni casi, anche i rimborsi chilometrici sono in ritardo.

“Stanno aumentando le dimissioni - spiegano i sindacalisti della Fisascat - le lavoratrici si dimettono perché non ce la fanno più, perché sono costrette ad anticipare i soldi della benzina per andare a lavorare da un paese all’altro e perché vengono trasferite a pulire uffici non raggiungibili da chi non ha l’auto”.

Critica la situazione del Cadore, dove due lavoratrici si sono licenziate.

“Per pulire gli uffici postali del Comelico - spiega Fagherazzi - bisogna farsi 74 chilometri al giorno con la propria auto, con un rimborso ridicolo e nessuna retribuzione per il tempo trascorso sulla strada. È chiaro che le lavoratrici a un certo punto cerchino altri impieghi”.

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