Oltre 350 tonnellate di pellet potenzialmente pericoloso: sequestro anche nel Bellunese
Operazione finalizzata al contrasto del diffuso fenomeno illecito della commercializzazione di pellet di legno con marchio di qualità ENplus® contraffatto oppure falsamente dichiarato come certificato.
Nell’ambito del dispositivo operativo per il contrasto alla contraffazione e all’abusivismo commerciale predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Padova, nei mesi scorsi i militari della Compagnia di Cittadella hanno avviato un’operazione, convenzionalmente denominata “Guasta Provvista”, finalizzata al contrasto del diffuso fenomeno illecito della commercializzazione di pellet di legno con marchio di qualità ENplus® contraffatto oppure falsamente dichiarato come certificato.
Oltre 350 tonnellate di pellet potenzialmente pericoloso
Più specificatamente, durante il periodo estivo è consuetudine che si intensifichino le offerte cc.dd. “pre-stagionali”, a prezzi economicamente più vantaggiosi, che spesso celano la vendita di prodotto non certificato, non sicuro e recante segni industriali mendaci, idonei a trarre in inganno i consumatori finali sull’origine, provenienza e qualità dello stesso.
All’esito di una preliminare e sistematica attività info-investigativa di ricognizione degli annunci di vendita pubblicati on-line e sui social network, i Finanzieri della Compagnia di Cittadella eseguivano, già nel mese di giugno, una prima perquisizione d’iniziativa presso un esercizio commerciale nella provincia di Padova, rinvenendo e sottoponendo a sequestro 48.000 chili di pellet di produzione romena, recante la mendace indicazione di origine, provenienza e conformità alla certificazione di qualità del marchio ENplus®.
Frode nell’esercizio del commercio
Il rappresentante legale dell’impresa veniva denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova per il reato di frode nell’esercizio del commercio. Le successive attività investigative, consistenti nella ricostruzione della filiera commerciale del prodotto sequestrato e, dunque, nell’individuazione di altre imprese sospettate di operare con analoghe modalità, hanno consentito di eseguire ulteriori perquisizioni d’iniziativa nella Regione Veneto, crocevia delle rotte terrestri di approvvigionamento dell’eco-combustibile dai Paesi produttori, perlopiù stabiliti nell’Est Europa, con il successivo sequestro di oltre 350.000 chili di pellet non certificato, recante il logo registrato ENplus® contraffatto ovvero in assenza della relativa certificazione di qualità, nonché di segnalare alle competenti Autorità Giudiziarie gli imprenditori responsabili, a vario titolo, dei reati di contraffazione, vendita di prodotti industriali con segni mendaci e frode nell’esercizio del commercio.
Le perquisizioni nel Bellunese
Particolarmente significative sono state le operazioni di perquisizione e sequestro condotte, agli inizi del mese di agosto, nei confronti di due operatori economici della provincia di Belluno, i quali, disponendo di autobotti dotate di speciali sistemi di erogazione a destino,
erano dediti alla commercializzazione di pellet sfuso, asseritamente certificato ENplus®, in realtà completamente sprovvisto della relativa certificazione.
Infatti, le due imprese non erano annoverate tra quelle produttrici e/o distributrici certificate dall’Associazione Italiana Energie Agroforestali, licenziataria del marchio ENplus® per l’Italia. Nella circostanza, oltre
all’apposizione del vincolo reale su complessivi 250.000 chili di pellet non certificato ENplus® e alla denuncia dei rappresentanti legali delle due società bellunesi alla competente Autorità Giudiziaria per il reato di frode nell’esercizio del commercio, venivano sottoposti a sequestro due automezzi, come sopra descritti, utilizzati per il trasporto della merce.
L’operazione in rassegna si inserisce nel più ampio contesto della tutela del mercato dei beni e servizi e rientra nel quadro delle attività svolte quotidianamente dalla Guardia di Finanza per preservare la competitività delle imprese nazionali, operanti nello specifico settore, dalla diffusione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza imposti dalla normativa nazionale ed europea, contrastando pericolosi fenomeni distorsivi della concorrenza.