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Samantha D'Incà, il padre ha staccato la spina

E' finito un calvario durato 15 mesi

Samantha D'Incà, il padre ha staccato la spina
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La 31enne feltrina era in coma vegetativo dal 2020 per un intervento al femore. Per il padre sono state eseguite le sue volontà.

Samantha D'Incà, il padre ha staccato la spina

Tutto era partito da un banale intervento al femore. Che poi si è trasformato in un vero e proprio calvario per la 31enne feltrina Samantha D'Inca, rimasta, come è noto, in coma vegetativo dal 2020. I medici dell'Ulss1 Dolomiti avevano stabilito che se le sue condizioni di salute fossero peggiorate, i genitori avrebbero potuto interrompere la terapia che teneva in vita la figlia.

Quindici mesi di calvario

Quindici mesi dopo l'intervento, purtroppo, il papà Giorgio e la mamma Genzianella hanno staccato la spina e sabato 19 marzo 2022 il cuore di Samantha ha smesso di battere nella Rsa di Cavarzano in cui si trovava. In quella stanza i genitori ci sono stati ogni giorno, sempre al fianco della figlia, mentre fuori, nelle aule dei tribunali, hanno condotto un'altra battaglia. Quella legale per vedere riconosciuto all'amata figlia il diritto di non soffrire.

Eseguite le volontà della ragazza

Una vicenda dolorosa, quella della famiglia D'Incà, che ha riportato sotto i riflettori il fine vita. La ragazza era in stato vegetativo da più di un anno ma il suo corpo era spesso travolto da spasmi muscolari intensi. Per i medici, che hanno analizzato il caso con attenzione, la situazione di Samantha era irreversibile. Nessuna cura, infatti, è stata in grado di migliorare le sue condizioni di salute. Nessun trattamento era risultato efficace. La 31enne non aveva ancora trascritto le proprie volontà in un testamento biologico. Il suo desiderio, quindi, è stato ricostruito attraverso le dichiarazioni dei parenti della ragazza e fissate in un documento.

Una svolta nella vicenda era avvenuta nel mese di novembre con la nomina del padre come amministratore di sostegno. Di fatto al papà era stato assegnato il ruolo di esecutore delle volontà. Ma sono comunque serviti quattro mesi per interrompere le terapie. E' stato necessario discutere sulle modalità di interruzione, condividendo con i genitori il percorso di fine vita. Si è poi atteso un nuovo peggioramento delle condizioni di salute. A quel punto si è avviato un iter di sedazione palliativa per poi arrivare all'interruzione totale.

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