La denuncia

"Il Veneto che vogliamo" attacca sulla sanità in montagna

Sabato 20 giugno, ore 19,30, una giovane mamma del Comelico ha subito un distacco di placenta ed è stata soccorsa solo dopo ore.

"Il Veneto che vogliamo" attacca sulla sanità in montagna
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La denuncia del coordinamento provinciale di Belluno de Il Veneto che Vogliamo dopo il caso di sabato scorso.

Il diritto alla salute: un diritto anche per chi vive in montagna

"Rabbia e dolore ma anche determinazione a lottare nel Comelico a nome di tutte le persone che vivono nelle terre marginali affinché venga riconosciuto ed attuato il diritto alla salute o meglio il diritto alla vita!", è quanto provato dai membri del coordinamento provinciale de Il Veneto che Vogliamo - Belluno dopo i fatti dell'ultimo fine settimana.

Sabato 20 giugno, ore 19,30, una giovane mamma del Comelico ha un distacco di placenta: l'elicottero è già impegnato in un'altra uscita, la corsa a Belluno in ambulanza (che prima deve raggiungere il Comelico), la Golden hour non rispettata (mai rispettata), una nuova vita in difficoltà, alla quale viene negato il diritto primo alla salute, alla vita.
Il punto nascita di Pieve di Cadore, di fatto chiuso dalla Regione Veneto, è privo anche della reperibilità ginecologica (il ginecologo c'è fino alle 15 del venerdì e rientra alle 8 del lunedì mattina).

"La legge dei numeri che penalizza i territori marginali non può e non deve diventare legge di non vita! Basta nascondersi dietro i numeri e presunte mancanze di sicurezza! È ora passata da molto che la Regione Veneto ed il sistema sanitario nazionale riconosca e permetta a tutte le persone che vivono nei territori marginali, il diritto alla salute ed alla vita, senza se e senza ma!"

Sottolineano i rappresentanti bellunesi de Il Veneto che Vogliamo

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