Covid, Zaia: “Giornata nera per i morti, 100 in sole 24 ore” | +3124 positivi in Veneto | Dati 17 novembre 2020
La giornata di ieri però ha fatto anche segnare anche il primo confortante dato sui ricoveri: - 3 nelle ultime 24 ore.
Il report del Governatore sull’emergenza sanitaria è segnato da dati contrastanti: da un lato un boom di decessi, 100 in 24 ore. Dall’altro però i ricoveri fanno registrare il primo segno negativo: meno tre rispetto al giorno precedente.
Covid, il consueto bollettino del Governatore Luca Zaia
Vaccini, punte di ottimismo sull’andamento della pandemia, dati contrastanti, gli alti e bassi della curva, e poi i Covid Hotel e le reazioni della società, dei bambini delle scuole elementari. Insomma, il consueto bollettino del Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, racconta di una situazione che, come è noto, è ancora critica nonostante il popolo veneto stia cercando di reagire. Quello che si evidenzia, in altre parole, è un cauto ottimismo, smorzato, tuttavia, da dati che ancora “parlano” di ampie criticità. La pressione sugli ospedali, infatti, è ancora molto sentita a livello locale. E se in tutta Italia si parla ormai di una tendenza della pandemia alla “stabilità“, con evidente arresto dell’incremento esponenziale, purtroppo i numeri sono ancora drammatici.
“La giornata precedente ha fatto segnare il numero più alto di decessi – ha spiegato il Governatore Zaia – Sono stati 100 i nostri concittadini che ci hanno lasciato in sole 24 ore”.
Sono stati più di 30mila i tamponi rapidi in un giorno, 48mila quelli totali effettuati. 3124 i positivi individuati, che portano il totale attuale di positivi al Covid a quota 63mila 071. Sono tre in meno i ricoverati in un giorno, mentre le terapie intensive registrano un incremento di 15 unità. Ben 147 i pazienti dimessi.
Conferenza delle Regioni
I presidenti delle Regioni hanno concluso pochi minuti prima della conferenza stampa per fare il punto sulla situazione sull’emergenza sanitaria, una call. Cosa è emerso dall’incontro avvenuto questa mattina?
“Prima di tutto ci tengo a ribadire che ad alimentare le azioni dei presidenti di Regione è il principio di leale collaborazione per un confronto puntuale sul tema dei paramtri e delle modalità – ha continuato Zaia – I parametri nascono con provvedimento del 30 aprile che sollecitava un confronto con gli enti locali. I parametri, però, ora sono divenuti un elemento di giudizio: rafforziamo elemento di confronto (in tempi utili) per evitare di mettere in zona rossa una regione da un giorno all’altro. I colleghi si sono espressi in questa direzione. Non facciamo casino, ma vogliamo lavorare insieme”.
A margine di tutto, comunque, si è ancora parlato dei tamponi fai da te, annunciati pubblicamente ieri in conferenza stampa, che potrebbero davvero (una volta diffusi) imprimere una svolta nella gestione della pandemia.
Il punto sui Covid Hotel in Veneto
Al Veneto è stato chiesto un Covid Hotel per provincia. L’obiettivo nazionale era di arrivare a 20mila posti in tutta italia. Gli “alberghi” covid saranno di due tipologie: uno con funzione alberghiera (è questo il caso del Veneto), in pratica strutture individuate per tutte quelle persone che potrebbero tornare a casa ma non hanno gli spazi idonei e non hanno bisogno di assistenza sanitaria. L’altra tipologia riguarda strutture in cui anche eventualmente allestire anche dei reparti con attrezzature mediche per la cura. Questi serviranno soprattutto per quelle regioni che non ce la fanno a dare risposte.
“Noi ci poniamo sulla prima tipologia – ha chiarito l’assessore Manuela Lanzarin – Il nostro piano prevede questo scenario limite: 6mila posti al massimo per la fascia 5 di ricoveri in area non critica, ci aggiungiamo 1500 posti per ospedali di comunità o di conversione di Urt. Aggiungiamo 740 posti ricavati in altre strutture: in questo quadro, chiaramente, ce la facciamo a gestire i numeri attuali. Non si arriva, in altre parole, a un sovraccarico. Gli alberghi covid potranno servire per chi non può tornare a casa perché magari risulta ancora positivo, o per criticità sociali, o per comunità che non hanno spazi adeguati. Le Ussl hanno individuato diverse postazioni: una ventina di strutture in totale. Ci veniva chiesta una disponibilità per provincia. Stiamo ragionando anche rispetto alla parte economica: articolo del Dl34 che prevede fondi anche per questa situazione”.
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