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Via all’abbattimento selettivo del lupo: “In 5 anni perse 700 pecore”

Cia Belluno: “In molte zone l’eccessiva presenza del lupo sta rendendo difficile, se non impossibile, l’allevamento semi brado e la pastorizia, con conseguenti fenomeni di abbandono e impatti negativi sull'equilibrio idrogeologico delle nostre Terre Alte”

Via all’abbattimento selettivo del lupo: “In 5 anni perse 700 pecore”
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Per ora è una proposta, quella dell’abbattimento selettivo del lupo, ma sempre più persone ed enti si stanno organizzando per chiedere al governo misure straordinarie per affrontare un problema che investe soprattutto le terre alte bellunesi.

Via all’abbattimento selettivo del lupo: “In 5 anni perse 700 pecore”

Cia ha accolto con favore l’azione svolta dalla Regione che nei giorni scorsi ha chiesto all’Ispra l’abbattimento selettivo, “eseguito in primo luogo da personale pubblico o dagli addetti della vigilanza venatoria, oltre che dall’azione ordinaria della caccia selettiva”. Un intervento, questo, promosso in tempi non sospetti proprio da Cia Belluno.

Si tratta del punto chiave, il passaggio dal concetto di protezione a gestione, emerso in occasione del convegno “Il lupo, tutta la verità”, che si è tenuto sabato sera nella sala parrocchiale di Farra d’Alpago. Presenti oltre 120 persone tra amministratori locali, allevatori e imprenditori agricoli. Fra le altre istanze, la formazione di personale ausiliario, munito di licenza di caccia”.

“Laddove, nonostante le azioni preventive (non certo le reti antilupo che si sono dimostrate totalmente inefficaci) e i piani di contenimento, le attività agricole, pure connesse, abbiano subito danni da fauna selvatica – ha sottolineato il presidente di Cia Belluno, Rio Levis – i proprietari e i conduttori dei fondi hanno diritto al risarcimento integrale della perdita effettivamente subita a causa di animali di proprietà dello Stato. Gli indennizzi devono giungere in tempi rapidi ed essere integrali, comprensivi dei danni diretti e indiretti”.

Si tratta, dunque, di intervenire dapprima nella governance, garantendo l’effettiva partecipazione e consultazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività.

“In molte zone l’eccessiva presenza del lupo – ha continuato Levis – sta rendendo difficile, se non impossibile, l’allevamento semi brado e la pastorizia, con conseguenti fenomeni di abbandono e impatti negativi sull'equilibrio idrogeologico delle nostre Terre Alte”.

Le aste deserte per l’assegnazione delle malghe sono un segnale inequivocabile.

“La legislazione attuale è obsoleta e insufficiente – ha sottolineato il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – Invitiamo tutte le Istituzioni, a livello locale, provinciale e regionale, a sottoporre la questione al Governo al fine di addivenire ad una profonda revisione di tali politiche”.

Zaccaria Tona, presidente della cooperativa Fardjma, ha portato la sua testimonianza.

Negli ultimi cinque anni, nel nostro territorio, il lupo ha sbranato oltre 700 pecore – ha raccontato Tona – Non solo. Siamo passati da 100 a 60 allevatori, mentre la fecondità della pecora Alpago è passata dal 95% al 65%. Non possiamo attendere, il problema va risolto alla radice”.

Presenti al convegno, tra gli altri, il presidente della Commissione Agricoltura in Senato, Luca De Carlo, il deputato Erik Umberto Pretto, il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, il presidente dell’Associazione per la Cultura rurale, Sergio Berlato. Al termine, le varie istanze sono state raccolte in un documento fatto firmare ai relatori, con l’impegno di portarle in tempi brevi al Ministero delle Politiche Agricole.

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